Ci sono maratone che, al di là dei numeri,  fanno parte della storia di chi le ha vinte, di chi le ha corse, di chi le vorrebbe correre e di chi si lascia sedurre dal fascino dei luoghi. Firenze, la maratona di Firenze, in questo senso è un punto fermo.  Migliaia di atleti al via, soprattutto in un periodo di pandemia, sono un bel colpo d’occhio, sono una bella festa di sport e uno squarcio di sereno anche in una giornata fredda e piovosa. Sono la prova che piano piano si può ricominciare, che la tenacia e il coraggio di chi organizza nonostante tutto premiano sempre: “Non abbiamo la presunzione di rappresentare un esempio – ha spiegato l’organizzatore Giancarlo Romiti– ma in questa situazione dove tutto è difficile e precario, far partire la Firenze Marathon raccogliendo alla vigilia circa 4.500 maratoneti provenienti da tutta Italia e altri dall’estero siamo convinti che dia un segnale di ripartenza”. Certo che è così ma è soprattutto il segno che Firenze conta.  E da diversi anni che conta anche se non sempre sono i numeri a decretare il successo di una gara. Serve altro. Per la maratona di Firenze, ad esempio, conta la magia di una città che merita sempre una visita e che comunque ti lascia sempre qualcosa di indimenticabile da riportare a casa. Ma se poi i numeri sono importanti allora tanto meglio. E oggi  la 37ma edizione è stato il solito spettacolo con tanti gli stranieri in gara perchè da queste parti si viene per correre ma anche per fare una vacanza con francesi, tedeschi e inglesi a guidare l’invasione. Ed è un classico per una città d’arte che permette ai maratoneti di apprezzarla in pieno con un percorso che arriva in Piazza Duomo dopo aver attraversato i viali, Ponte Vecchio e  tutti i principali e monumenti della città. E’ il valore aggiunto di una corsa che però come tutte le maratone è anche sfida agonistica.  Oggi la vittoria, è andata al keniano Cybrian Kimurgor Kotut che ha fermato il cronometro a  2h08’59”, crono di soli 19 secondi più lento rispetto al primato sull’Arno di James Kutto del 2006, davanti al connazionale Samuel Lomoi con 2h09’54” e Olivier Irabaruta  del Burundi in 2h10’13”.   Tra le donne ha vinto l’etiope Tsehay Alemu Maru in 2h27’17” che ha preceduto di soli quattro secondi la connazionale Megertu Ifa Geletu  in 2h27’21” e la keniana Mercy Jerop Kwambai  terza in 2h27’32”.