“Questa storia che a 23 anni sei giovane è un’assurdità, serve coraggio in tutti gli sport…”. Così il ct della pallanuoto, Alessandro Campagna durante l’evento “Allenare l’azzurro” al Salone d’Onore del Coni sgombra il campo da molti fraintendimenti. O forse da uno solo: lo sport ai livelli d’eccellenza ha un’età, ha i suoi tempi e, tolta qualche rara eccezione, si diventa vecchi in fretta per competere. Lo sport è per tutti, quello d’eccellenza no, solo per pochi e non ci sono alibi. C’è una selezione che lascia indietro tanti, la maggiorparte, e che premia non solo chi ha talento ma anche chi si sacrifica, chi rinuncia, chi ha tenacia e carattere.  “A 18 si deve preparare un giocatore o un atleta a buttarsi o no in uno sport di alto livello- ha aggiunto- dobbiamo dare ai giovani le giuste opportunità. Questo può portare a grandi risultati. A volte invece chiudiamo le porte per proteggerci, ma questo è assolutamente sbagliato”.  Non è solo un fatto di talento quindi ma anche di opportunità. Bisogna tenere ben presente che solo una minima percentuale degli atleti che intraprendono un percorso sportivo in età scolare riesce ad affermarsi da grande come professionista. Per svariati motivi. Perchè il sistema scolastico non incentiva ( anzi spesso si oppone), perchè le strutture tecniche di formazione non sempre sono all’altezza, perchè magari c’è chi ha la sfortuna di nascere e crescere in zone lontane da strutture sportive degne di questo nome e perchè  (ahinoi!) viviamo ancora per cultura in un Paese dove un genitore su due è fermamente convinto che il proprio figlio sia il migliore, che avrà la possibilità di arrivare a competere a livello internazionale e che se non ci riesce non è perchè non ha il talento che serve ma solo perchè è affiancato da un tecnico incapace.  Diceva Nelson Mandela che lo sport ha il potere di cambiare il mondo perchè parla ai giovani una lingua che comprendono. E questo è la magia che vale per tutti ma non per sempre perchè per certe sfide lo sport ha gli anni contati.