E tocca al ciclismo ma non senza polemiche. Dopo atletica, nuoto, triathlon e rugby anche la Federazione ciclistica britannica vieta alle donne transgender di prendere parte alle competizioni femminili applicando il nuovo criterio di partecipazione che, secondo i responsabili federali inglesi, si basa su principi di “equità”. “Le cicliste transgender potranno gareggiare in una categoria aperta con gli uomini- si legge in una nota- mentre le gare femminili verranno riservate a coloro il cui sesso è stato assegnato femminile alla nascita». La decisione arriva dopo un processo di revisione di oltre nove mesi che ha visto confrontarsi i vertici federali spesso su posizioni contrastanti. Scelta “tormentata” che arriva, forse non a caso, dopo che poche settimane fa la 27enne di Chicago Austin Killips è diventata la prima atleta transgender a vincere una gara del calendario ufficiale Uci nel Tour of the Gila in New Mexico, vittoria che ha contribuito a riaccendere la discussione. Le nuove disposizioni della Federazione britannica impediscono da subito ad atlete come Emily Bridges (nella foto),  la ciclista transgender di più alto profilo del Paese, di far parte della squadra nazionale femminile. Lo scorso anno alla stessa Bridges era stato impedito dall’UCI, la federazione mondiale di di ciclismo, di prendere il via alla sua prima gara femminile d’élite, nonostante rispettasse le regole e i parametri vigenti all’epoca. Commentando la decisione della British Cycling, Bridges ha definito il cambiamento un «atto violento» da parte di una «organizzazione fallita», impegnata in «guerre culturali». In passato la federazione britannica aveva consentito alle donne transgender di partecipare ad eventi femminili d’élite, a condizione che venissero rispettati i regolamenti basati sul testosterone. Ma di fronte al dibattito pubblico che ne era scaturito, sull’opportunità di bilanciare il principio dell’inclusione con quello della equità, il vecchio regolamento era stato sospeso, avviando la revisione che ha portato alla decisione. «Gli ultimi studi di ricerca hanno indicato che le donne transgender, anche se sottopostasi a soppressione del testosterone, mantengano un vantaggio in termini di prestazioni – ha affermato British Cycling -. Il nostro obiettivo è sempre stato di promuovere l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione, garantendo però nel contempo l’equità della concorrenza».