Oggi sotto pioggia, nella salita conclusiva di Vallter 2000,  Tadej Pogacar scatta a sette dal traguardo e va a vincere la seconda tappa del Giro di Catalogna seguito a quasi un minuto e mezzo da Mikel Landa e Aleksadr Vlasov che sono anche i primi tre in generale. Ieri nella prima tappa, Guixols-Sant Feliu de Guixols di 173,9 chilometri,  ad imporsi era stato Nick Schultz l’australiano della Israel Premier Tech. Israel che è in gara ma che è anche al centro di un caso che con il ciclismo c’entra poco, anzi praticamente nulla. Come scrive  il quotidiano catalano “Sport”, il team israeliano sta infatti partecipando alla Volta a Catalunya con ammiraglie e bus su cui è stata oscurata la scritta “Israel” per lasciare spazio solo al logo “Premier Tech”. Una misura di sicurezza chiesta dalla polizia spagnola e conseguente al conflitto che si sta ormai combattendo da mesi nella striscia di Gaza con Hamas. “Hanno raccomandato alla squadra israeliana di cancellare tutte le iscrizioni relative al Paese sugli autobus, furgoni e auto della sua flotta per ragioni di sicurezza- scrive Sport- Una disposizione caldeggiata non solo alla Volta ma in tutte le gare europee a cui partecipa: tutto il team gode di una protezione particolare…”. Una misura che riguarda solo in mezzi e la logistica del team e non le divise dei ciclisti in gara. La guerra purtroppo non risparmia lo sport e il ciclismo non fa eccezione. Le misure di protezione del team di Chris Froome erano state già anticipate mesi fai dagli stessi dirigenti della Israel che avevano consegnato ai propri corridori kit di allenamento ripuliti da ogni scritta ufficiale. Divise “neutre” senza la stella di David e la scritta riconducibile allo Stato di Israele da indossare in allenamento o nelle occasioni in cui gli atleti non possono godere della protezione della “bolla” ufficiale di una competizione: “E la nostra decima stagione tra i professionisti e continueremo a correre con orgoglio- aveva spiegato a a Fanpage il miliardario proprietario canadese israeliano Sylvan Adams– Dovremmo essere intimiditi dai terroristi? Quando l’Isis ha minacciato tutti, il mondo ha smesso di girare? Dobbiamo avere paura allora? No, non ci inchineremo a questo. Continuiamo con il nostro lavoro quotidiano. Ci aspettiamo una stagione normale…”