Doppietta. Perchè così dice il ciclismo quest’anno. C’è chi mette insieme Giro e Tour e c’è chi all’olimpiade si mette al collo due ori: quello della crono e quello della prova in linea. Da Tadej Pogacar a Remco Evenepoel il passo è breve, anzi lo stesso: sono due fuoriclasse assoluti.  Oggi il belga a Parigi mostra al mondo intero la meraviglia del ciclismo. La meraviglia del ciclismo olimpico che si corre all’arrembaggio, dove le squadre sono quel che sono perchè in quattro è difficile tenere a bada le corse,  dove le radioline non gracchiano, dove non sempre si sa cosa fanno gli altri,  quanto distacco c’è,  quanto si stanno organizzando, dietro, davanti chissà… Remco Evenepoel tante domande non se le fa. A una quarantina di chilometri dall’arrivo parte a razzo e, ad uno ad uno, si sbarazza di quei pochi che provano a resistere. Fine. Oro davanti  a due francesi, Valentine Madouas d’argento e  Christophe Laporte di bronzo. Il belga è il primo a vincere due titoli a cinque cerchi, uno su strada e l’altro a crono, nessuno c’era mai riuscito e forse ( senza forse) non è un caso. Con lui o contro di lui. Non conosce mezze misure il ciclismo di Remco Evenepoel: vittorie, sconfitte, trionfi, qualche batosta. Mai banale però . E non era certo oggi il giorno di una vittoria normale. Basta guardarla Parigi che applaude i ciclisti. Mai vista una folla così sulla “cote” di Montemartre, mai visto uno spettacolo simile, degna cornice per un re che si mette dietro altri re re come Mathieu van der Poel, Wout Van Aert, Julian Alaphilippe. Remco va e gli altri ad inseguire ma invano più o meno invischiati in gruppi, gruppetti che però non trovano fortuna in un circuito parigino degno di una classica. Ci prova fino agli ultimi chilometri il solo Maduas a restargil attaccato, ci prova a tener vivo il sogno francese, dei suoi tifosi che vorrebbero spingerlo, che sperano di vederlo resistere fino alla fine. Ma non c’è verso. Finisce tutto a una decina di chilometri dal traguardo quando, sul penultimo strappo, Remco cambia marcia per andare a conquistarsi l’olimpo. Anzi no. Perchè a tre chilometri e mezzo il belga fa i conti con il fantasma del Louvre che gli si para davanti facendogli forare un gomma. Lo spavento dura poco, il tempo di saltare su una bici di scorta e puntare verso la Tour Eiffel. Non può nulla neanche Belfagor…