Atleta e guida, guida e atleta, atleta e atleta, triatleta e triatleta paralimpica. Non c’è differenza. Non c’è nessuna differenza. Così le vedi nuotare, pedalare, correre Francesca e Silvia e l’emozione è viva, è uno spettacolo vederle muoversi insieme, azzurro su azzurro perchè, a volte il destino,  body e passerelle d’arrivo sono di un colore solo. Ed è un “solo” che corre e ricorre perchè anche loro sono una persona sola, un’azione sola… Parlando di musica in questi casi  si dice che si muovono all’unisono che poi  è quando due voci, due canti, due parti o anche due strumenti differenti emettono nello stesso momento lo stesso suono,  la stessa intonazione, la stessa frequenza, la stessa melodia. Ed è davvero musica. E’ davvero musica anche il triathlon di Francesca Tarantello, 22enne patavina, ipovedente dalla nascita da qualche anno nazionale azzurra  e Silvia Visaggi, 29 anni torinese che gareggia legata a lei. Atleta e guida ma in realtà un’atleta sola, tenute insieme da un cordino che le unisce per le mani e tiene insieme due mondi che si sono incontrati,  s’intendono alla perfezione e vanno veloci verso lo stesso orizzone: “Competiamo in due ma siamo tutt’uno- racconta Francesca sul sito del Comitato paralimpico-  Silvia è  i miei occhi, mi guida e tra noi c’è un legame che va al di là della gara o dell’allenamento. C’è feeling, c’è fiducia…”. Che vale per lei ma vale anche per Silvia: “Ci tranquillizziamo e ci motiviamo a vicenda- scrive sui social- Quando mi è stato proposto di svolgere il ruolo di guida non ho avuto dubbi: ho accettato con grande entusiasmo e l’affiatamento con Francesca è stato immediato. Ci unisce un semplice cordino ma non bisogna mai fermarsi all’apparenza perchè in quel cordino c’è il senso dell’ aiuto reciproco, c’è l’unione, c’è la nostra amicizia…”. E non potrebbe essere altrimenti. Per nuotare, pedalare, correre come un’atleta sola non basta allenarsi insieme, far fatica insieme, avere gli stessi obbiettivi. Non basta muoversi in sincrono con gambe e braccia. Bisogna respirare insieme,  ascoltarsi, immaginarsi, essere capaci di interpretare anche i piccoli gesti. Bisogna un po’  volersi bene. Serve avere le stesse speranze che per le due azzurre in questi ultimi mesi, dalle Olimpiadi di Parigi ai Mondiali di Paratriathlon di Torremolinos in Spagna, si sono colorate d’argento. Due medaglie ma in realtà una sola perchè con quel cordino si tengono insieme anche i sogni. Due sogni, anzi uno solo.

 

 

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