Mille e un miglio che, alla fine, fanno 1.660 chilometri. Che in cinque giorni fanno 300 chilometri abbondanti al giorno che con 17mila metri di dislivello, cioè di salite, fanno un bel po’ di fatica. Che in 134 ore di tempo massimo fanno un’impresa vera, non per tutti. E’ partita ieri e si concluderà giovedì la settima edizione della “Milleuno miglia”, la randonnèe di tutte le randonnèe, la più dura d’Europa dicono gli organizzatori e non c’è motivo per non crederci.  Ideata da Fermo Rigamonti,   18 anni fa con la voglia e il sogno  di creare una manifestazione ciclistica che attraversasse il Bel Paese impegnando i ciclisti su strade secondarie in un grande sforzo fisico, ma ripagandoli con la scoperta di bellezze naturali, architettoniche e storiche uniche al Mondo, in tutti questi anni è cresciuta esponenzialmente, guadagnandosi notorietà e prestigio soprattutto tra i pedalatori stranieri più avvezzi a confrontarsi con la fatica delle grandi distanze che non con le sfide brevi ee troppo agonistiche. Partenza e arrivo dal Centro sportivo Comunale di Parabiago. la Città della Calzatura, e poi via attraversa la pianura Padana, bordeggiando la ciclovia del fiume Po, valicando l’appenino Tosco Emiliano, spingendosi sino al Lago di Bolsena. Risalendo nuovamente in Toscana da Cortona a San Gimignano  sino a Siena,  le Crete Senesi, il Mugello poi il Mar ligure, le 5 Terre per dirigersi nuovamente verso la pianura in direzione di Castellania  e far tappa nei luoghi di Fausto Coppi, ultima fatica prima del rientro. Al via oltre 500 ciclisti, da una cinquantina di Paesi diversi, dall’Australia, dal Giappone, dal Brasile , dalla Corea, inglesi, francesi, tedeschi. Il resto italiani, un po’ meno, perchè dalle nostre parti alle randonnèe ancora si preferiscono le granfondo, dove si tira, dove si sprinta, dove ci si sente un po “pro” perchè,  alla fine, restiamo un popolo di “depilati”….  Invece qui si pedala,  si continua a pedalare, un po’ ci si ferma , ci si riposa in uno dei 23 punti di ritrovo gestiti dai volontari: locande,  borghi, piazze, spiagge, barconi ormeggiati sui fiumi dove un giaciglio una doccia e un pasto caldo si trovano sempre. E poi si riparte. Così dall’inizio alla fine, con le gambe, con la testa, con tutta la pazienza e la tenacia che serve perchè si va da soli,  si va con un siluro attaccato alla sella, con qualche borsino dove mettere quello che serve, con un telo termico, con un paio di tappi per le orecchie, con le luci, con il gps, con una targhetta identificativa, con la carta di viaggio su cui vengono segnati i tempi dei passaggi, con il roadbook che indica i punti di controllo, i ristori, i dormitori e i punti di assistenza. Si va e ci continua ad andare fino alla fine, fino all’ultimo chilometro, all’ultimo miglio in una sfida che in realtà è un bel viaggio con se stessi…