La notizia è di qualche giorno fa: nel parco Sud di Milano, sulla ciclopedonale che va da Abbiategrasso a Bereguardo, una delle più utilizzate dai ciclisti milanesi perchè l’unica che permette di uscire dalla città senza rischi, i vigili del Comune di Motta Visconti hanno multato con il telelaser alcuni ciclisti che superavano i 10 chilometri orari. Il sindaco Paolo De Giuli a Milano Today ha spiegato la ratio: «I ciclisti non devono circolare ad alte velocità su questo tratto di strada. Capisco che queste persone si vogliono allenare, ma ci sono dei pezzi di strada dove possono andare forte, non qui. L’alzaia è frequentata da pedoni, famiglie con bambini e anziani e potrebbero verificarsi incidenti». E ha aggiunto che i controlli si ripeteranno e che potrebbero essere concordati a giorni alterni anche con altri comuni sulla tratta. A norma di legge tutto regolare. C’è un limite, se viene infranto, scatta la sanzione. Fine. Anche se le proteste dei ciclisti si fanno sentire per quella che sembra una sanzione iniqua. A sostegno arriva Federico Balconi, avvocato dell’associazione «Zerosbatti» che si occupa della tutela di chi pedala: «Questa sanzione è legittima ma sicuramente fuori luogo- spiega- Dal punto di vista giuridico lo spazio per impugnare le sanzione potrebbe esserci innanzitutto perché, come da circolare ministeriale, una sanzione simile andrebbe correlata ad una condizione oggettiva di pericolo, dove la commistione pedoni-ciclisti è più evidente. E ciò accade ad esempio ne tratto di Alzaia delle canottieri ma meno da Motta a Bereguardo che è un tratto davvero poco frequentato…». Ma si potrebbe contestare anche il fatto che, come capita con i rilevamenti di velocità elettronica, la pattuglia dei vigili non sia segnalata e che non ci siano cartelli specifici e non generici che indichino il limite dei dieci orari. «Resta il fatto- continua l’avvocato Balconi- che questo Paese per quanto riguarda i ciclisti ad un micropasso in avanti ne fa dieci indietro ed è ciò che fa la differenza con gli altri Paesi d’Europa». Infatti, al di là delle dispute giuridiche, la sostanza dell’azione del Comune di Motta è questa, un messaggio chiaro: cari ciclisti andate a pedalare sulla provinciale che corre parallela che, per inciso, è senza banchina, è stretta, è frequentata da parecchi camion che se devono superare un bici sono costretti a sfiorarla. Quindi si rischia la pelle. Ma al sindaco di Motta probabilmente questo poco importa. Certo c’è un malcostume da punire perchè è vero che ogni tanto sulla ciclopedonale che va a Bereguardo si incontrano gruppi di ciclisti che viaggiano in gruppo e onestamente vanno troppo velocemente. Ma non si potrebbero punire solo quelli? Evidentemente no. Allora di fatto si vieta la ciclabile migliaia di ciclisti e cicloturisti che non hanno nessuna intenzione di mettersi a gareggiare, che rispettano con buonsenso la convivenza con i pedoni che tra l’latro, proprio in questo tratto, non sono per nulla numerosi. Ma tant’è. Punire chi pedala in bici a più di dieci orari significa punire tutti e di fatto vietare la ciclopedonale ai ciclisti perchè quel limite in bici non si può rispettare. Neppure frenando.  E allora più che una misura per garantire la sicurezza, queste multe sembrano più un pedaggio da pagare ai Comuni che metteranno le pattuglie per “pizzicare” i ciclisti troppo veloci e che forse ( senza forse) farebbero meglio a metterle sulle strade per scoraggiare, tanto per fare un esempio, che guida allegramente messaggiando sullo smartphone. Una “gabella” come succedeva nel Medioevo.