“Conosco il regolamento e so che fino al 5 luglio c’è ancora tempo per modificare le scelte. Per questo chiedo un interessamento sulla mia vicenda poiché non è possibile ignorare quella che mi sembra una notevole ingiustizia e una sconfitta per lo spirito sportivo che anima le Olimpiadi…”. Michele Sarzilla dal giorno della comunicazione delle convocazioni olimpiche della nazionale azzurra di Triathlon che lo hanno escluso dalla sfida di Parigi ha un macigno addosso. Sa che è quasi impossibile cambiare le cose ma da buon bergamasco non molla: “mola mia”. E allora , carta e penna, prova a smuovere qualcosa, prova a rompere il silenzio dietro cui soi sono trincerati Federazione, comitati tecnici, buona parte della comunicazione con una lettera aperta indirizzata al presidente del Coni Giovanni Malagò, al ministro dello sport Andrea Abodi, al presidente della Fitri Riccardo  Giubilei e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che probabilmente, saranno in faccende più importanti affaccendati, ma che il triatleta della DDs-7Mp prova a coinvolgere in un ultimo tentativo di cambiare le cose. La storia per chi vive i triatlhon è nota.  Michele Sarzilla, 36 anni,  è in questo momento il triatleta italiano con il miglior ranking olimpico: 24mo in classifica, primo tra gli azzurri. Per tutto il periodo olimpico è stato al centro del progetto Federale e, con i suoi piazzamenti, ha contribuito più di tutti ad ottenere i punteggi necessari per i due «slot» di qualifica della nazionale. Non è bastato. Pochi settimane giorni fa, il comitato tecnico federale, ha diramato le convocazioni e gli ha preferito Gianluca Pozzatti del 707Team, 38mo nella graduatoria olimpica, e Alessio Crociani, delle Fiamme Azzurre, che figura al 95posto. Nella lettera aperta c’è tutto Michele Sarzilla: la sua concretezza,  il suo modo di porsi, di pensare e di lavorare, senza arrampicarsi sui vetri o adducendo giustificazioni. E con l’esclusivo obiettivo di spiegare i fatti, basandoli non su umani rancori, ma su dati precisi, allega tabelle e tempi, mostrando che, dati alla mano, anche  nella staffetta, la prova su cui punterà la nazionale e che di fatto ha sancito la sua esclusione, sarebbe stato assolutamente performante. Al suo finaco, tutto il suo staff, e l’olimpionico di nuoto di Barcellona ’92 e presidente della DDs Luca Sacchi: “«Vorrei che a Michele  venisse data la dignità di atleta e di uomo che merita- spiega- Che venisse tutelato da ogni organo che disciplina lo sport in Italia. Le posizioni di vertice hanno la forza e il potere di farlo, ma soprattutto il dovere di vigilare sulla correttezza. Sono contento che si sia rivolto a Loro e mi auguro che ci sia serietà e responsabilità nell’analizzare la situazione».

 

 

“Ritengo  che la decisione della FITRI di rifugiarsi dietro un modello scientifico così poco trasparente sia per me estremamente avvilente. Chiedo almeno alle persone che hanno preso questa decisione di metterci la faccia e di assumersi le proprie responsabilità rendendo pubblici i dati che hanno portato alla scelta della rosa dei titolari. Il miglior atleta italiano è stato usato come un atleta usa e getta, mandato in viaggio in giro per il mondo per due anni, totalizzando punti e risultati per poi essere lasciato in panchina. Una decisione di una pochezza umana notevole e un metodo di comunicazione meschino, poco consono con i valori di una Federazione cui motto è sempre stato “Noi siamo uno”. Le decisioni possono essere giuste o sbagliate, accettate o criticate, ma devono sempre e in ogni modo essere esposte con chiarezza e, se argomentate su dati scientifici come dichiarato, questi devono essere trasparenti, visibili e consultabili. Sono certo che da una tale decisione a perdere siamo tutti:  io perdo la possibilità di realizzare un sogno che cullavo da tempo, e probabilmente anche l’ultima possibilità di realizzarlo, dal momento che compirò 36 anni tra pochi giorni;  la FITRI perde la credibilità davanti a giovani atleti che vedono un esempio lampante di poca coerenza e meritocrazia. Con che parole gli allenatori di domani inciteranno i propri giovani atleti a raggiungere risultati sempre più alti? Per quale motivo dovrebbero farlo, se poi nei giorni che contano i risultati, questi non vengono presi in considerazione? Il Consiglio Federale e il Presidente Riccardo Giubilei perdono; il Presidente, non godendo più della maggioranza in Consiglio e vedendosi dimettere sei di dieci consiglieri, si è visto obbligato a indurre nuove elezioni;  Alessio Crociani perde, dal momento che si vedrà cadere una responsabilità enorme sulle sue spalle, quella di disputare una gara Olimpica senza aver l’esperienza per gestire l’ansia e la tensione che una gara di quel livello genera;  le migliaia di appassionati di triathlon italiani perdono, un mondo che vede il loro sport “contaminato” e corrotto da temi politici che normalmente dovrebbero rimanere fuori dai campi gara, specialmente se si tratta della gara olimpica. E infine, perde la squadra Italia, ragazzi e ragazze poco uniti verso il loro sogno, impauriti e carichi di pressioni da chi, negli ultimi anni, non è stato capace di indurre in loro alcuna fiducia. Chiedo che i dati forniti vengano presi in considerazione affinché il 30 luglio e il 5 agosto 2024 a Parigi possa scendere in campo la miglior squadra, quella più performante e quella capace di conquistare il miglior risultato possibile”