Sono passati vent’anni. E oggi come allora c’è il Partenone sullo sfondo. Paolo Bettini, primo oro azzurro nel ciclismo ad Atene nel 2004, torna a pedalare sulle strade degli Dei, sulle strade di quel trionfo olimpico entrato nella storia. Oggi con una gravel che lo porta in viaggio in una terra antica, allora con una bici da strada che lo portò sull’olimpo più amato per chi vive una vita sportiva. Aveva già vinto tanto, aveva già messo in bacheca classiche su classiche da Sanremo a Liegi e avrebbe poi messo maglie importanti anche  iridate. Ma una medaglia olimpica, resta una medaglia olimpica, anche per un campione già affermato, perchè un’olimpiade fa storia a sè ed è una storia sempiterna che non si confonde di anno in anno, che ferma il tempo in un preciso momento, in un luogo, in un’immagine. E se poi l’immagine è quella di Atene, dove tutto è cominciato e dove tutto ritorna, allora l’emozione rimane senza tempo. Quella di Atene fu un’olimpiade indimenticabile con gli ori di Ivano Brugnetti nella marcia,  di Valentina Vezzali, Aldo Montano, Andrea Cassarà nella scherma, di Andrea Benelli e la sua corsa fantastica dopo la vittoria nel tiro al piattello, con il volo magico alla sbarra di Igor Cassina, con il Dio di Maratona Stefano Baldini da solo nello stadio Panatinaikò.  E fu l’olimpiade di Paolo Bettini, il primo oro azzurro nel ciclismo.  Sono passati vent’anni, sembra ieri. E’ il 14 agosto quando guidati dalla regia sapiente di Franco Ballerini, il Grillo, Daniele Nardello, Luca Paolini, Filippo Pozzato e Cristian Moreni cominciano a pedalare forse non sapendo che stanno per scrivere un pezzo di storia. Non sbagliano nulla. Tengono cucita una corsa caldissima e sulla salita del Licabetto, a venti chilometri dalla fine, il capitano azzurro  dà lo strappo decisivo che spacca il gruppo. Fa il vuoto e si porta dietro  il portoghese Sergio Paulinho, l’unico avversario in grado di tenergli testa. Si chiedono tutti chi sia questo lusitano sbucato dal nulla, se sia forte in volata, se potrà tenere all’azzurro, se potrà batterlo. Ma non c’è  tempo per tante domande. Se la giocano loro due e la volata parte quasi in surplace ma bastano pochi metri per rendersi conto che non ci sarà storia. Bettini dopo più di 200 chilometri e cinque ore di gara, accelera, vola via e a prendersi una gloria che sarà sempre. Fine. Anzi no. Perchè vent’anni dopo  è di nuovo lì, ad Atene.  E passato il tempo, è cambiata la bici ma non il Grillo che  è partito pochi giorni da Salonicco fa per un’avventura gravel che lo porterà, in undici giorni, a pedalare in lungo e in largo nel Peloponneso passando per  Katerini, un paese della Macedonia centrale, per Dion dove  furono rinvenute le prime ed antichissime testimonianze di quelli che sarebbero i primi giochi sportivi attorno al tempio di  Zeus dove si radunavano eserciti prima di combattere. Chilometri e chilometri con una linea bianca d’arrivo fissata ovviamente ad Atene.  “Qui scalerò il Monte Olimpo- ha detto prima di partire- Sono circa quaranta chilometri che percorrerò in solitaria, un momento intimo per me stesso. Questa pedalata ha un significato molto profondo, per molti aspetti. È giusto cominciare nel modo più opportuno, vivendo i primi chilometri in sella alla mia bici, riflettendo su quella giornata leggendaria e tutto ciò che è arrivato in seguito. Sarà un misto di gratitudine e celebrazione, qualcosa di speciale che mi preparo a vivere intensamente”.