dryIn giapponese si chiama Kanbutsu e non è una nuova arte marziale, ma semplicemente il cibo essiccato. In un contesto di rispetto dell’ambiente e, soprattutto, di lungimiranza, vale la pena dare la giusta attenzione alle origini e alle tradizioni alimentari di popoli come quello nipponico. Pensate solo alla sostenibilità di questo metodo naturale di conservazione. Ci sarebbe una netta diminuzione del consumo di energia elettrica e i cibi, diventando più leggeri e meno ingombranti, faciliterebbero le spedizioni con riduzione sia del consumo di carburanti, sia di produzione di CO2. A maggior ragione, ripensando anche allo spreco che, a volte, facciamo di frutta e verdura,  condannati, anche per dimenticanza, alla pattumiera. E senza trascurare i prodotti naturali cosiddetti ”imperfetti” che potrebbero essere commercialmente sfruttati dopo un valido essiccamento. Un impatto sociale da non trascurare, quindi. Se poi si sottolinea che, essiccando alcuni alimenti, ad esempio i funghi, aumenta il loro contenuto di vitamina E e D, mentre altri, invece, offrirebbero resa migliore a livello di sapore, come le carote o il daikon, il gioco è fatto. Ma come si
essiccano, però, questi alimenti? Naturalmente all’aria, sfruttando il sole o, semplicemente, in casa, aiutati, magari, dai termosifoni già in uso. Oppure esisite anche l’essiccatore o il forno: ma a questo punto verrebbe meno la riduzione di energia elettrica. Una volta essiccati, i cibi si devono conservare in buste di carta o in scatole di legno. Se conservati a regola d’arte, gli alimenti essiccati durano anche un anno, ma è bene consumarli entro sei mesi dal trattamento per beneficiare al massimo delle proprietà nutritive. Al momento dell’uso, i cibi disidratati vanno fatti rinvenire in acqua, nel sake, nel vino, nel brodo di pollo e in qualsiasi liquido che possa valorizzarne il sapore. Anche lo yogurt ha il suo potere reidratante: lasciando immersi, dentro questo alimento, i cibi essiccati per una notte intera, gli stessi assorbono il siero, mentre lo yogurt avanzato potrà essere utilizzato come ingrediente per la preparazione dei piatti, conferendo un gusto fresco. Per chi avesse la curiosità di approfondire questo tipo di cucina, due studiose enogastronomiche giapponesi, Yukako Sakai e Emi Tabirache, stanno promuovendo il progetto Dry and Peace, organizzando delle lezioni di cucina e veri workshop dove si possono scoprire mille modi di utilizzo dei cibi essiccati per la preparazione di piatti gourmand.

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