devilLa domanda è legittima e chi ha la fortuna di ospitare, in casa, uno o più di questi splendidi animali, deve, prima o poi, affrontarla. L’operazione, di per sè, non è complicata. Il micio maschio viene sottoposto ad un intervento di orchiectomia, che altri non è che l’asportazione dei testicoli fatta, di solito, in anestesia locale. Di solito, la si fa intorno gli otto-dieci mesi di vita e il risultato è il privare il gatto del desiderio dell’accoppiamento, intervenendo sugli ormoni che regolano il suo comportamento sessuale. Un’operazione priva di rischi che richiede, nei giorni successivi, solo una grande attenzione sul fatto che il micio possa leccare in maniera eccessiva la sua ferita. Già, ma quali sono i pro e i contro di questo intervento? E, soprattutto, perché si arriva a castrare il gatto? Chi ha un micio in casa dovrebbe fare i conti con l’odore molto forte della sua urina, carica di feromoni, con la quale, nei momenti della maturità sessuale, inizia a delimitare il suo territorio. A discapito, di mobili, tende, divani, vittime dei suoi schizzi di pipì. Non è un procedimento automatico (e neanche si può insegnare ai gatti a non farlo, rispetto al loro uso della lettiera), ma diciamo che la maggior parte dei mici si comporta così. A questo punto, gli andrebbe somministrato del cibo apposito per gatti sterilizzati e castrati, onde evitare di vederlo ingrassare in maniera sensibile. Qualcuno afferma che la castrazione renderà i gatti più belli (ma tutti lo sono, a prescindere) e più tranquilli. Posso dire, con l’esperienza dei miei Fanta e Devil, che le cose non stanno così, perché il secondo è diventato ancora più spericolato di prima. I contro, ovviamente, riguardano l’accettare di dover convivere con questo forte odore, in casa, molto penetrante e difficilmente eliminabile. Prossimamente, affronteremo il discorso della sterilizzazione delle gatte. E voi, cosa avete fatto con i vostri gattoni di casa?