Correndo sugli sterrati del Molise attorno al lago di Castel san Vincenzo con le Mainarde che ti stanno di fronte senti solo il rumore dei brecciolini che ti schioccano sotto le suole delle scarpe, quello del vento che scuote le chiome dei lecci e quello del tuo respiro che diventa più affannoso quando la strada si impenna. E’ un giretto di quattro chilometri da ripetere quante volte si vuole. Un bel su è giù intorno ad un lago dall’acqua fredda e verde che potrebbe essere una cartolina spedita dal Tirolo o di una vallata austriaca. Ma la differenza c’è. Il Molise in molti suoi angoli è una terra quasi dimenticata, una terra dura dal fascino intatto. Non c’è  traffico, non c’è inquinamento, non c’è pericolo e non c’è rumore. E soprattutto non c’è quasi nessuno. Uno spazio quasi incantato tutto per te. E allora mi viene in mente la teoria dei topini e della scatola che poche settimane fa mi ha raccontato uno psicologo romano che pedalava con me nelle Fiandre. Se nella scatola c’è un topino solo non ci sono problemi. Se ce ne sono due si adeguano. Se diventano tre prima litigano poi in qualche modo si dividono gli spazi. Se sono quattro o cinque qualcuno viene ucciso…Ed è per questo che l’aggressività è una delle caratteristiche di chi abita le grandi città. Correndo attorno al laghetto di San Vincenzo la “scatola” è tutta per te. Ed è bellissima. E mentre corri è come se la tua dinamo biologica ricaricasse anche la tua mente. Impagabile.