Vigorelli_Ghisallo_cardVigorelli e Ghisallo, due templi del ciclismo lombardo. Due pezzi di un mito a pedali che hanno scritto pagine fondamentali della storia sportiva (e non solo) del nostro Paese. Tra pochi giorni la «magica pista» compirà 80 anni e, proprio per festeggiare come dev’essere festeggiata una ricorrenza così importante, saranno molti i milanesi che si metteranno in sella per unire, pedalando lungo la stessa strada, i due monumenti delle due ruote. Perchè di questo si tratta. Perchè il Velodromo Vigorelli per Milano è ormai un pezzo di tradizione un po’ come Duomo e panettone. Soprattutto da quando la «Scala del Ciclismo» è tornata all’onore delle cronache passando dal rischio di demolizione al riconoscimento del suo valore monumentale, stabilito definitivamente dal Ministero dei Beni Culturali. E diventando, come nel marzo scorso, meta delle visite guidate del Fai che nelle sue «Giornate di Primavera» ha ottenuto dal Comune di Milano l’apertura a migliai di visitatori. Era il 28 ottobre del 1935 quando il velodromo cominciò a scrivere la storia della velocità. Era stato inaugurato da soli tre giorni quando Giuseppe Olmo firmò il primo record dell’ora. Così iniziò la sua leggenda, sessant’anni di successi tra i Mondiali del «ciclismo che fu» e i concerti rock come quello dei Beatles del 1965. Una «pista magica» per l’inarrivabile scorrevolezza del suo fondo in abete rosso della Val di Fiemme che ha al suo attivo il massimo numero di record mondiali dagli anni ’30 alla sua chiusura nel 2001. Fu sede di arrivo del Giro d’Italia e ospitò quattro campionati mondiali di ciclismo. Il suo mito però dovuto ai primati mondiali di velocità: nel 1942 Fausto Coppi copriva 45 chilometri e 798 metri in un’ora, poi è toccato a Jacques Anquetil, a Roger Riviere e a Francesco Moser. Vigorelli tempio delle sei giorni e di un ciclismo che non c’è quasi più. Rimasto lì in surplace per anni. Un po’ dimenticato, un po’ sfregiato da manifestazioni che con il trofeo Baracchi, i derny, Maspes e Sercu nulla avevano a che spartire. Così pian piano si è sgretolato con la sua storia. Che è diventata nostalgia, sogno di uno sport che fa parte di un altro tempo, in bianco e nero. Ma ora dopo anni di silenzio e abbandono, sembra che finalmente qualcosa sia tornato a muoversi. Il comune di Milano ha affidato alla Coni Spa la ristrutturazione dell’impianto e, come spiegato sul sito del Comitato Velodromo Vigorelli, è stato elaborato un progetto condiviso per il rifacimento di pista e copertura con i tecnici del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e al Comitato Provinciale della Federazione Ciclistica Italiana per far rivivere il tempio che diventerà anche arena per altri sport e manifestazioni. Ma domenica, a tre giorni dall’ottantesimo compleanno del Velodromo, la festa può già cominciare. Così ciclisti lombardi celebreranno Vigorelli e Ghisallo con una pedalata non competitiva che partirà alle alle 9 dal velodromo e, a gruppo compatto, attraverserà il centro cittadino per raggiungere l’ Upcycle Bike Café di via Ampere dove sarà offerta una colazione a tutti i partecipanti. Poi si proseguirà verso Monza, Carate Brianza, Giussano, Inverigo, Erba, Canzo, Asso, Magreglio fino al Ghisallo, fino a quel museo della Madonna del Ghisallo voluto con tutte le forze da Fiorenzo Magni, dove è previsto un pranzo e la visita guidata e dove, a fianco della collezione permanente, sarà allestita una mostra fotografica sul Velodromo Vigorelli (per informazioni e pre-iscrizioni comitato.velodromo.vigorelli@gmail.com)

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