fre“Il mio auspicio personale è che il ciclo ritorni. Il mondo del ciclismo italiano ha una tale nobiltà da essere degno di Eicma. Il mio augurio è che questi due settori si riuniscano all’Eicma. Sarebbe una vetrina straordinaria del Paese”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, chiudendo il suo intervento alla cerimonia di inaugurazione del salone della moto, l’Eicma, che si è svolta ieri alla fiera di Rho. E non è solo l’auspicio di Squinzi. Il Ciclismo all’Eicma (con la C maiuscola) sarebbe un segnale importante per un settore che nel nostro Paese muove cifre importanti e merita vetrine importanti che non sempre ha. La bici va. Va e si vende e non sempre chi dovrebbe garantire investimenti e visibilità ad aziende e protagonisti riesce a stare in scia. Tre anni fa in Italia c’è stato il «sorpasso» storico con 1 milione e 600mila biciclette vendute contro 1 milione e 400mila automobili immatricolate. Un dato storico su cui riflettere e far due conti perché non succedeva da anni. E la tendenza sembra ormai questa, come confermano i numeri diffusi dall’Ancma, l’Associazione nazionale del ciclo e motociclo. Anche nel 2013 infatti il primato è stato confermato e lo scorso anno con 1 milione e 644mila bici vendute il mercato ha fatto addirittura segnare un più 6,6 per cento. Vanno fortissimo, non a caso, proprio le City Bike che rappresentano il 32% delle vendite, seguite dalle mountainbike (31%) e dalle bici da bambino (18%). Discorso a parte per le bici elettriche e per le bici da corsa. Le prime (4%) sono arrivate sul mercato da pochi anni ma, anche se lentamente, le vendite sono in costante aumento; le «fuoriserie» da competizione (6%) rappresentano invece una fetta di mercato riservata agli appassionati che è però anche tradizione e storia in questo settore con marchi come Colnago, Pinarello, De Rosa che sono ormai vanto del made in Italy anche all’estero. E l’auspicio del presidente di Confindustria ha ancora più senso se si considera che le oltre 150 aziende italian generano un fatturato che si avvicina agli 800 milioni di euro e la filiera della bicicletta ha il terzo margine di guadagno, che è del 7,8%, rispetto ad altri settori: al primo posto la fabbricazione di computer e periferiche che ha un margine del 10%, al secondo le due ruote a motore con il 9,9%.