haute_route_Pedalare sui passi che hanno fatto la storia del ciclismo resta sempre un privilegio. Non si vince niente, l’importante è esserci. Faticare lassù in alto dove, più che altrove, ognuno fa per sè . Perchè vincere conta sempre, ma conta anche arrivare fino in fondo. E qui non si vince, non come si è abituati a pensare almeno. Chissenefrega di vincere, che soddisfazione dà? Arrivare davanti per cosa? Arrivare prima perchè? Perchè tutto finisca il più in fretta possibile. Non è questo il senso della Haute Route delle Dolomiti e delle Alpi Svizzere che parte domani. Non è una gara da professionisti spiegano gli organizzatori. Anche se per finirla un po’ come i professionisti bisogna essere. Forse anche di più . Anzi sicuramente di più,  perchè non si finisce mai. Da Ginevra a Venezia dove si arriva l’11 settembre. Ed è un po’ come dare i numeri. Sette  tappe, 780 km e 22.300 metri di dislivello, 350 iscritti tra cui 10 Italiani. Via dalla Svizzera poi dopo un paio di giorni si arriva in Italia: St. Moritz- Bormio, 97 km che sono la tappa più corta di tutta la settimana. Ma è solo un’illusione perchè è la più dura. Perchè poi ti si presenta davanti lo Stelvio e  capisci  davvero cos’è una salita. Lo Stelvio, uno dei miti del ciclismo mondiale, che sarà il  quinto e ultimo passo del giorno. Fine. Poi la Haute Route riparte con la Bormio – Passo dello Stelvio prova speciale di 21km in programma giovedì 8 settembre e continua venerdì  con la Bormio – Bolzano (144 km), altra tappa epica della gara, con il passo di Gavia, il Tonale  e il passo della Mendola . Sabato settembre si va da Bolzano – Cortina d’Ampezzo, 150 km e ancora tre passi: il Gardena, il Furcia e il Tre Croci, ultima fatica della giornata. Si chiude domenica 11 settembre con l’ultima tappa la Cortina d’Ampezzo-Venezia, la più lunga della  settimana (175 km), con il  Giau e  il passo San  Boldo. A Conegliano il gruppo tornerà compatto, perchè non ci sarà più bisogno di far da sè, perchè in piano è tutta un’altra storia, da sbrigare in fretta senza gran bisogno di raccontarla. Passerella finale fino a Venezia dove ci saranno folla e anche gli applausi.  E la nostalgia del silenzio…