cicloNon basta pedalare per essere ecologici.  Il bello della bici, soprattutto quando si pedala in solitudine, è che ti permette di godere dei luoghi. Non si viaggia a motore, si va più piano e spesso nel fare i conti con la propria fatica si prova ad ingannare la mente guardandosi intorno. E non sempre è un bel vedere. Pochi giorni fa pedalavo dalle mie parti sulla ciclabile che da Abbiategrasso porta a Bereguardo che è fantastica soprattutto nei pomeriggi feriali quando davvero si fatica ad incontrare qualcuno.  Pianure, canali, cascinali, sorgenti…Peccato che nelle rogge si trovi parecchia pattumiera dalle buste di plastica con gli avanzi di qualche grigliata alle bottigliette di acqua minerale, ad un paio di gomme.  Ma non solo nelle rogge. C’è pattumiera anche sulla strada e sono rifiuti che hanno un nome e un cognome. Tetrapack di maltodestrine, integratori, bustine di gel monodose e via così. Roba da sportivi. Roba da ciclisti che qui passano a frotte. E allora sale la rabbia. Siamo tutti ecologisti . Molti a chiacchiere però perchè la strada per costruire una coscienza ecologica tra chi fa sport e’ ancora lunga. Anche nelle gare, nelle granfondo dove si vede gente gettare di tutto ai lati della strada per non perdere un secondo in più che poi non cambierebbe nulla perchè i primi sono avanti ore e chilometri. Ma è darsi un tono, sentirsi campioni anche in quest piccoli gesti. Che poi non fa differenza se a gettare per terra un bicchiere o il tetrapak di un gel sia il primo o l’ultimo dei tapascioni. E’ un fatto di cultura. E la cultura si costruisce negli anni,  gara dopo gara. Così questa cultura che va oltre la corsa o la granfondo ciclistica  la stanno costruendo corse come la Cortina-Dobbiaco che fa del rispetto ambientale una priorità assoluta o come la Maratona  delle Dolomiti dove anche le borracce date ai ciclisti sono biodegradabili e dove un paio di anni fa l’organizzatore Mikil Costa squalificò il primo classificato perché a un paio di chilometri dal traguardo getto’ sull’asfalto la carta di una barretta. Chapeau!  Inutile indignarsi. E poi perché? Certo fa tanto professionista buttare la borraccia vuota sul ciglio della strada ma dietro ai prof c’è poi chi pulisce. Dietro agli altri no.  Bisognerebbe indignarsi quindi nel vedere i segni del passaggio di una corsa su un sentiero, su un single track a fianco del Ticino ma anche nelle strade di  qualsiasi quartiere di una qualsiasi città .