[photopress:SDC12718.JPG,full,alignleft][photopress:SDC12720.JPG,thumb,alignleft][photopress:SDC12723.JPG,thumb,alignleft][photopress:SDC12724.JPG,thumb,alignleft]

———-

———-

———-

Dal ghiaccio al fango sottraendo una quindicina di gradi. E la differenza c’è. Casorate un anno dopo è tutta un’altra cosa. Una gara che però resta magica dentro e fuori le province di Milano e Pavia dove ti accorgi che c’è ancora un sacco di gente che vive lavorando i campi.  Dove devi saltare le pozzanghere per non inzupparti le scarpe, salire sugli argini per non scivolare nelle tracce lasciate dai trattori e dove passando da una cascina all’altra ti rifai gli occhi correndo accanto all’ abbazia del XII secolo che domina il piccolo avvallamento che sta sotto Morimondo. Questa è una di quelle corse che si fanno senza cronometro. Bastano un paio di amici per chiacchierare e i ventuno chilometri del percorso rosso volano via che neppure te ne accorgi. E’ una di quelle gare che di anno in anno si fanno più partecipate perchè tra il popolo dei runner il passaparola è lo spot migliore e di questa corsa probabilmente si parla molto. Così rischiano di finire i bicchierini del tè nel ristoro che sta sull’aia della cascina di Fallavecchia e la stessa cosa succede cinque chilometri più avanti prima di riprendere lo sterrato che costeggia il Naviglio che ci riporta al traguardo. Nel finale scopri che dietro la siepe che lo scorso anno era un muro di ghiaccio c’è anche un bellissimo campo da golf e all’improvviso ti ricordi che la gara e sempre  la gara anche se non sei partito per vincere. E allora il tizio che ti arriva alle spalle e ti sibila <pista!!!!> diventa il tuo avversario di giornata. Lo lasci passare, gli fai prendere quei dieci metri che servono ad illuderlo, poi dai un’occhiata a Luca e Andrea con i quali fino ad allora hai amabilmente conversato e capisci all’istante che stanno pensando esattamente quello che pensi tu. <Ma pista cosa!!!>. Metti nel mirino quella maglia che ti sta davanti, la ripassi senza voltarti e cerchi di tenerla dietro perchè è sei sicuro che anche lui sta accelerando. Negli ultimi cinque chilometri non si parla più: ora il fiato serve. Via dritti fino a scavallare la provinciale che ti separa da Casorate e nella <chicane> che ti porta nel centro sotto il traguardo dedicato alla sagra di Sant’Antonio. Venti metri più in là ti aspettano il ristoro finale con gli integratori e il camion con l’immancabile bottiglia di vino. Powerade e Croatina, le due anime della corsa di questa mattina.