[photopress:liqui.jpg,full,alignleft]Chi rompe paga…quando da piccoli si giocava a pallone nel cortiletto di casa era la frase di rito prima di cominciare. Vetri, finestre, vasi e qualsiasi altra cosa si trovasse sulla linea di attraversamento delle nostre bordate poteva considerarsi ad altissimo rischio, quindi meglio chiarire subito cosa sarebbe successo in caso di disastro. Considerato che il doping, per lo sport in generale e per il ciclismo nel caso specifico, è il maggior disastro che si possa immaginare, la sentenza firmata Collegio Arbitrale della FCI credo possa diventare una pietra miliare nella lotta a questa piaga. Il caso  è quello della Liquigas Sport contro il suo corridore spagnolo Manuel Beltràn trovato positivo all’Epo l’11 luglio di due anni fa dopo la prima tappa del Tour de France. Beltràn, già sospeso dalla federazione ciclistica francese per due anni, ora è stato anche condannato dai giudici a pagare un risarcimento di 100mila euro alla Liquigas per il danno di immagine che le ha arrecato. Non era mai successo ed è una piccola rivoluzione. Perchè se i ciclisti incassano con una certa nonchalance le varie condanne di sospensione dopo i casi di doping, c’è da giurarci che ora le condanne a risarcire non li lasceranno indifferenti. Come diceva  mia nonna nessuno è felice quando si tratta di metter mano al portafogli.  «Siamo molto soddisfatti per questa decisione -afferma il presidente di Liquigas Sport Paolo Dal Lago- che riconosce la nostra società come vittima dell’incoscienza e dell’irresponsabilità di un’atleta. La decisione di intentare causa contro Beltràn, con tutti  gli oneri del caso, è nata innanzitutto dalla volontà di lanciare un segnale forte contro coloro che distruggono il ciclismo. Liquigas Sport ha sempre sostenuto una ferrea disciplina interna nei confronti del doping e questa azione lo dimostra. Siamo altresì convinti che  sia un evento storico per tutto il mondo del ciclismo, oltre che un precedente importante nell’annosa battaglia per tutelare l’etica sportiva». Questa sentenza è un altro bel segnale al doping. Ma non il solo. Va  ricordato infatti che in questo senso va anche l’articolo 326 del regolamento Uci che obbliga l’atleta trovato positivo a versare a un fondo per la lotta al doping il 70 per cento dello stipendio lordo dichiarato per quella stagione.