Dal sud dell’Italia fino al Polo Nord in Norvegia. Quasi 4500 chilometri di corsa, attraversando praticamente tutta l’Europa. Non da soli. Per divertimento, per passione ma anche per studio cioè facendo da cavie ad un gruppo di scienziati pronti a misurare ogni cambiamento dei loro parametri corporei. Sono i partecipanti alla TransEurope-FootRace 2009, che hanno coperto in due mesi la distanza-record, dal 19 aprile al 21 giugno 2009: 44 di essi si sono sottoposti ad uno screening completo, con analisi del sangue, delle urine, elettrocardiogramma e risonanza magnetica. E dagli esami è risultato, ad esempio, che i maratoneti hanno perso circa il 5,4% del volume corporeo, la maggior parte del quale nei primi 2.000 chilometri di corsa. A farne le spese soprattutto i muscoli delle gambe: l’intera corsa ne ha «consumato» il 7% del totale. «Colpa dell’immensa energia assorbita dallo sforzo», ha commentato Uwe Schütz, a capo dei ricercatori dell’Università tedesca di Ulm . Ma la ricerca, presentata durante il Congresso della Società di Radiologia del Nord America, ha avuto anche un altro risvolto: «Non sempre i danni alle articolazioni devono portare allo stop», ha affermato Schütz nel suo studio, perché il danno «non è sempre permanente» e può essere riassorbito.