Scrivo ancora di Alex Bellini perchè la gara che si prepara a correre, i cinquemila chilometri da los Angeles New York in settanta giorni,  non sono una cosa normale. Lo si capisce al volo ma lo si capisce ancora di più se si riflette su come si possa preparare una impresa di questa portata dal punto di vista fisico e mentale.  Ieri alla presentazione della LANYfoootrace, nello staff che seguirà l’altleta dell’Aprica negli States c’era anche Simone Bortolotti, un preparatore atletico che ha lavorato con lo staff del professor Gabriele Rosa.  Bellini lo ha conosciuto per caso a Sydney quando  arrivò sulla barca a remi dopo aver attraversato il Pacifico. Non si erano mai visti prima  ma Bortolotti fu il primo ad accoglierlo e tra i due scoccò una scintilla. Così è stato proprio Simonei a preparalo per questa corsa. Come? <Difficile, quasi impossibile allenarsi per una gara simile- ha dettoi- Non abbiamo parametri. Abbiamo corso più volte la distanza dei 70 km e il giorno dopo Alex era pronto a ripartire. Ma non ho voluto caricare troppo e portarlo al top per la partenza del 19 giugno. Perchè comuque poi avrebbe avuto una flessione”. Non solo. Bellini ha partecipato ad alcune maratone, alla Marathon de sable ma non è un runner puro. Ha dovuto un po’ ripartire da zero. “Ci siamo preparati ad affrontare una gara lunghissima ad un ritmo non importante, più o meno nove chilometri all’ora- ha spiegato Bortolotti- Per Alex l’obbiettivo non è una corsa veloce ma arrivare sano alla fine di ogni giornata. Nel suo caso più che la velocità è importante la resilienza, cioè la resistenza fisica e mentale. E sarà l’aspetto più importante della sua avventura”.