Il foto-finish è un’immagine da centometristi. Sono gli uomini jet che ci hanno abituato a leggere gli arrivi in un fotogramma. Oppure il ciclismo, quando volate a 70 all’ora si decidono nello spazio di un millimentro e  spesso neppure chiaramente. Ma il foto-finish nella maratona è qualcosa di più di un’eccezione. Come può una gara di 42 chilomteri e 195metri concludersi in un respiro? Come può una corsa che ti asciuga l’anima e le gambe per più di due ore decidersi per un nulla? Non era mai accadutoe domenica è successo. La maratona di Hannover, nel nord della Germania, è finita così tenendo un po’ tutti col fiato sospeso anche dopo il traguardo. Il keniano Joseph Kiptum  ha  fermato il cronometro sulle 2h09:56 e la stessa cosa ha fatto l’etiope Bacha Chikuala.  I due si sono fatti 42 chilometri spalla a spalla. Si sono guardati, curati, studiati fino a un centinaio di metri dal traguardo quando è partito l’ultimo sprint. E’ lì che raccogli le forze e provi a dare tutto quel poco che ti è rimasto dentro. Anzi di più. Ti soprendi perchè non sai da dove ti arrivano quelle ultime energie ma, forse, ti sorprende di più che il tuo avversario non molli. Che sia sempre lì al tuo fianco. Così, anche se non ne puoi più, tieni duro, non puoi essere tu il primo a cedere. E a due metri dalla fettuccia dell’arrivo trovi la forza di tuffarti con il busto in avanti. Di dare il colpo di reni che ti farà vincere. E la cosa straordinaria è che le stesse identiche cose che stai pensando tu le sta pensando anche il tuo  avversario. E così finisce alla pari.  E così vince Joseph Kiptum ma è solo una fotografia insieme con Bacha Chikuala. Restano due atleti che sono arrivati al traguardo insieme, con lo stesso tempo,  la stessa fatica e la stessa vittoria. Il verdetto è solo un fotogramma che poco a poco scolorirà…

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