La memoria gioca brutti scherzi. E con il tempo i ricordi sembrano sempre più belli di ciò che sono in realtà. E’ un classico ma è anche ‘ un brutto segnale,  la prova che si sta invecchiando. Così mi lasciano sempre un po’ perplesso le grandi nostalgie. Meglio il calcio e i film di una volta?  Meglio la spuma al bar dell’oratorio, le moto senza l’elettronica e i  vecchi libri dell’Ipad? E meglio anche le corse di un tempo?  Ho letto sui siti specializzati qualche polemica tra i runner “duri e puri” che rimpiangono le vecchie maratone sudate e poco patinate dove correvano solo quelli tosti, dove il tempo massimo era di quattro ore e dove non c’era spazio per attori, vip, dj e fighetti. Può darsi. Ma io le ho corse quelle corse e sinceramente non ho nessuna nostalgia. Non mi mancano le maratone con 400 iscritti. Non mi mancano gli arrivi dove  i tapascioni come me al traguardo non trovavano neanche più il gonfiabile. E non mi mancano le  “mezze”  da correr sotto l’ora e quaranta per non sentirsi un brocco. La corsa è un grande esercizio di democrazia dove ognuno corre come gli pare, al suo ritmo e col suo stile. Dove ognuno partecipa con la maglietta che preferisce, con le scarpe che ha, con la pancia da buttar giù o con con il sedere da rassodare. La maratona è l’unico sport dove si parte al fianco dei campioni e , anche se arriva tre ore dopo, ci si ritaglia il proprio pezzetto di gloria.  C’è chi corre, sta bene e si diverte senza l’assillo del cronometro, senza il tormento delle ripetute, senza la fissa del “personale”. E se negli ultimi anni le maratone da 400 iscritti sono quasi sparite lasciando il posto alle grandi corse da migliaia di persone un motivo ci sarà. Insomma, liberi di pensare che le corse di un tempo erano tutta un’altra cosa ma è un po’ come ricordare che “quando c’era Lui i treni erano sempre in orario…” . Anche a me piace la puntualità ma preferisco viaggiare col Frecciarossa.