Tutti estremi ormai. Si corre estermo, si scala estremo, si arrampica estremo. C’è chi può. Non tutti però e sarebbe bene che in tanti, che credono di potere, si facessero un bell’esame di coscienza prima di imbarcrasi in cose più grandi di loro. La montagna fa paura. Deve far paura perchè la sua magia è tutta lì.  E così quando sei ai piedi del Monte Bianco trattieni il fiato. Un’emozione fantastica che ti fa tremare le gambe  e quando cominci a camminare non credi di poter arrivare lassù, non in cima ovviamente, ma al rifugio della “Maison Vieille” a duemila metri dove passano gli altleti dell’ Ultra trail du Mont blanc. Una scalata che ti fa apprezzare uno squarcio di Val Veny e  che comunque dal fondo valle di Courmayeur  sono più di due ore di cammino e di sudore a salire  e un’ora e mezzo buona a scendere passando dal bosco. Fatica a cui non sei abituato, l’allenamento di corsa e bici qui non servono tanto. Bisogna puntare le punte delle racchette, appoggiarcisi sopra e spingere. Piano, senza fretta, assecondando respiro e la voglia di guardarsi attorno con la maestosità delle vette che passo dopo passo si fanno più imponenti e con il pase laggiù in basso che diventa sempre più piccolo e aumenta la tua soddisfazione. Si sale con un amico e con uno dei tre figli, l’unico che ci ha voluto provare: a dieci anni anche se si è piccoli si può essere coraggiosi. Così c’è poco da essere estremi. Però il bello è proprio questo. Si può salire con la calma e le pause che servono a un bambino e leggergli negli occhi la soddisfazione che, metro dopo metro, rampa dopo rampa, diventa anche la tua. Gli occhi di un bimbo a volte ti possono spiegare tante cose che hai dimenticato o non sei più abituato a vedere. Ed è ugualmente una bella scarica di adrenalina, senza esagerare. Estremi, ma da un’altra estremità…

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