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Nibali, Contador, Froome, Quintana, Valverde,  Peraud, Porte e Van Garderen. Tutti presenti. Il Tour numero 102 si dà appuntamento in Olanda per una crono che tra poche ore sceglierà al sua prima maglia gialla. Si può partire. Si può partire ma con un “iscritto”in più, ingombrante quanto possono essere ingombranti sette tour vinti, scomodo, odiato e ora che non è più il “potente e arrogante cow boy” che comandava la corsa, dileggiato e scaricato. Vietato anche solo nominarlo. Ma Lance Armstrong c’è. Nonostante tutto. E nonostante tutti conquisterà ancora spazio sui giornali. Compresi quelli francesi. Il texano  non sarà in gara, ma torna a pedalare sulle strade della Grande boucle per scopi umanitari, per affiancare in alcune tappe Geoff Thomas, ex calciatore inglese, che anticiperà di un giorno la corsa e pedalerà per raccogliere fondi a favore di un ente impegnato nella lotta al cancro, male che ha colpito lo stesso Armstrong, ma anche Thomas, sotto forma di leucemia. Secondo l’ex giocatore del Crystal Palace- come ha riferito il Daily Mail –  il texano è stato un aiuto fondamentale nella sua malattia e c’era un debito di riconoscenza da saldare. Quindi il Tour parte e in qualche modo dovrà occuparsi di chi non voleva più sentir nemmeno nominare. E sarà solo l’inizio. Perchè di Armstrong, della sua storia, delle sue vittorie, del suo imbroglio e comunque delle pagine che ha scritto nel ciclismo che, piaccia o non piaccia restano, se ne riparlerà prestissimo. Speriamo senza ipocrisie, senza la grande ipocrisia di pensare che fosse lui l’unico responsabile di un ciclismo malato. Il prossimo  23 settembre infatti è prevista  l’uscita del film The Program, che si propone di ripercorrere la carriera di Lance Armstrong e le sue vicende legale all’uso di sostanze dopanti. Il regista Stephen Fears ha diretto la pellicola ispirata al libro del giornalista britannico David Welsh, Sette peccati capitali. Ben Foster interpreterà il discusso ciclista, mentre del cast faranno parte anche Chris O’Dowd, che ricoprirà il ruolo dello stesso Welsh, e Guillaume Canet, nei panni del dottor Michele Ferrari.