Dolomiti, la maratona fa trenta
Novemila partecipanti sorteggiati tra gli oltre 30.000 che ne hanno fatto richiesta, un volume d’affari da oltre 2 milioni d’euro e una trentesima edizione che ormai è storia. La Maratona dles Dolomites è tutta nei numeri. Anche se i numeri non raccontano tutto ciò che devono raccontare. Perchè questa gara è il sogno di molti ciclisti, se non di tutti. E la lunga lista d’attesa per il sorteggio del pettorale sta lì a dimostrarlo se mai ce ne fosse bisogno. La Maratona dles Dolomites è diventata in 30 anni uno degli eventi ciclistici internazionali tra i più importanti in Italia e in Europa. Una gara che “bisogna fare” almeno una volta nella vita. Un successo costruito mattoncino su mattoncino da un’organizzazione seria che a volte ha fatto scelte anche impopolari. Ma che non si culla sugli allori e ogni anno rincorre una sfida nuova. Una delle ultime è cominciata anni fa e riguarda l’ambiente con l’obbiettivo di ottenere la certificazione della sostenibilitá dell’evento , la stessa delle Olimpiadi di Londra di quattro anni fa. Un procedimento lungo e non facile, che è solo il primo di tutti gli altri necessari alla conclusione finale di questo ambizioso progetto sostenuto e caldeggiato da Michil Costa, da sempre sensibile a progetti legati all’ecologia e alla sostenibilità nelle sue Dolomiti, patrimonio di tutti: “Anche la natura ha diritto di esserci, di durare, di rinnovare i propri cicli di vita, di difendersi- spiega- Noi popolo, abbiamo la responsabilità di rispettare questo diritto, del quale fungiamo da rappresentanti. Raggiungere gli obiettivi di una manifestazione a emissioni compensate non è per noi una strategia di vendita. È un’ovvietà, è un dovere. Noi ci crediamo. E vogliamo farlo. Perché nulla è impossibile, nulla irraggiungibile, ci sono solo passi più o meno lunghi. E noi siamo sulla giusta via”. E così la Maratona dles Dolomites è diventata non solo una gara ciclistica ma un esperimento di sostenibilità legato allo sport che tiene conto delle emissioni in atmosfera, delle risorse idriche, dei rifiuti, dei consumi energetici del territorio e delle produzioni locali. Anche di questo deve tener conto chi pedala e anche di questo devono tenere conto sponsor e sostenitori. Una bella sfida che però fa la differenza. Quest’anno si corre domenica 3 luglio e la gara è stata presentata pochi giorni fa all’interno della cabinovia del Boè, a pochi metri dall’arrivo della 14ma a tappa del Giro d’Italia. Il tracciato ricalca in buona parte quello del tappone dolomitico: il Campolongo, il Pordoi, il Sella, il Gardena, il Giau, il Falzarego e il Valparola le cime da leggenda distribuite lungo i tre percorsi previsti. Quello lungo da 138 km e 4230 metri di dislivello; quello medio di 106 km e 3130 di dislivello e quello più breve di Sella Ronda, 55 km e 1780 metri di dislivello. I partecipanti arrivano da 64 nazioni e il tema scelto quest’anno è quello del viaggio. In occasione della 30ma edizione è stata ideata una maglia ad hoc per tutti i partecipanti, per la prima volta anche in versione femminile per venire incontro alle esigenze delle cicliste, sempre più numerose. La partenza è fissata per le 6,30 da La Villa, l’arrivo è a Corvara. Come in passato spazio anche alla beneficenza con i progetti finanziati con le iscrizioni.