calTutti fenomeni. Tutti dal primo all’ultimo quelli che sono arrivati in fondo al Passatore. Cento chilometri da Firenze a Faenza non sono come dirlo o raccontarlo. Bisogna farli. Così tutti i 2.037 atleti che hanno tagliato il traguardo suscitano un po’ di invidia. I francesi direbbero chapeau, da queste parti si alzano i calici di un buon rosso che dopo tutta quella fatica è anche una buona scusa per reintegrare. Tutti fenomeni quindi, ma la 44ma edizione va in archivio con l’ undicesima vittoria consecutiva di Giorgio Calcaterra che già si sapeva che era un fenomeno e quindi dev’essere per forza qualcosa in più. “Sono felice- racconta- Primo  e sotto le sette ore anche se ad un certo punto volevo rilassarmi e avevo deciso di non gardare il tempo. Poi però mi sono trovato al novantesimo chilometro in 6 ore e 18 minuti e allora mi sono detto: ci provo…”. Il tassista romano , che si è aggiudicato il titolo nazionale Fidal della specialità 100 km su strada, ha vinto col tempo di 6 ore 58′ e 14” davanti al bresciano Marco Ferrari e davanti alla croata Nikolina Sustic prima delle donne e soprattutto terza assoluta della gara, con il secondo miglior tempo femminile di tutti i tempi, 7 ore 40′ 37”, dietro al record di Monica Carlin, 7 ore 35′ 07” . Mai una donna era salita sul podio assoluto del Passatore quindi, quando si parla di fenomeni, la Sustic entra in questa galleria dalla porta principale.  Fin qui al classifica. Ma il Passatore vale di più di tempi e podi.  E’ un’esperienza, un viaggio, una sfida dove tutti , dal primo all’ultimo, hanno nelle loro gambe e nella loro testa un ottimo motivo per far fatica e per non fermarsi. E è un romanzo che si racconta con le emozioni che  ognuno si porta a casa  che valgono per sempre. Certo, alla fine uno vince. E da undici anni a vincere è Giorgio Calcaterra,  già tre volte campione del mondo della 100 chilometri, un maratoneta che vale doppio e forse anche di più per il movimento podistico italiano. Le sue imprese sono sempre senza squilli di trombe. Perche’ uno come lui,  le imprese non ha nemmeno bisogno di andarsele a cercare, capace com’è di stupire con la sua normalità. E infatti è amato,  seguito, applaudito o, come si dice oggi, “condiviso” da un popolo di sportivi che ha capito che il tassista romano e uno di loro…Fenomeno sì, ma normale…

 

 

 

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