martiDuecentoventisei chilometri tra mare e terra. Che poi ad un certo punto andranno tutti insieme in un frullato di fatica vera e vai a capire se sta nuotando, se pedali o se stai correndo. Quattro giorni al Challenge di Venezia che, se si toglie l’Elbaman che si corre da sempre, è  il primo full che si corre in Italia. A Venezia poi… Duecentoventisei chilometri che per chi ama le divisioni sono la distanza classica dei traithlon di lunga distanza: 3,8 chilometri di nuoto, 180 in biciletta e 42,195 di corsa. Di corsa…Ognuno fa ciò che può. Non Massimo Cigana e Martina Dogana che stamattina erano a Ca’  Farsetti a San Marco con il sindaco di Venezia  Luigi Brugnaro per presentare la prima edizione del Challenge. Loro, come al solito faranno sul serio, e la voglia è quella mettere la propria firma su una manifestazione importante che comincia quest’anno a scrivere la sua storia. Cigana, che sarà in gara  con il pettorale numero 1,  dovrà vedersela in particolare con l’olandese Dirk Wijnalda  e la giovane promessa Malte Bruns , tedesco classe 1991, astro nascente di questa distanza. Tra gli atleti pericolosi anche Petr Vabrousek proveniente dalla Repubblica Ceca con ben 167 gare full distance completate e un tempo stimato di arrivo non troppo distante dai primi. “Abito a due chilometri dalla zona cambio, conosco anche le crepe dell’asfalto su cui correremo e sicuramente sarà un vantaggio – spiega il mestrinoo – Non ho mai trovato una gara che promette una frazione di nuoto così veloce. Per la bici dovremo un po’ vedere il vento anche se alla fine i tratti a favore e contro si pareggeranno. La corsa a piedi è davvero unica, mai visto niente del genere prima d’ora. Per gli spettatori meglio di così non si potrebbe. Ci sarà tantissimo tifo e sono molto contento perché familiari e amici saranno tutti presenti e scatenati. Il parco partenti è di ottima qualità con tanti atleti che possono vantare tempi con cui si vince un full distance“.  Martina Dogana, fresca campionessa taliana di Triathlon Medio  è senza dubbio una delle più forti, se non la più forte, atleta italiana di questa specialità. “Sto vivendo una favola – racconta – perché solo così si può definire questa gara a Venezia. È un grandissimo orgoglio correre a casa dopo 20 anni in giro per il mondo. Sarà una giornata bellissima, un grande spettacolo sportivo e anche umano. Mettersi in gioco al cento per cento sfidando la natura, se stessi e gli avversari è l’essenza di questo sport. Anche in campo femminile il livello della concorrenza è medio alto e bisogna tenere d’occhio soprattutto l’ungherese Erika Csomor e la britannica Yvette Grice”. Gli altri tutti a fare gara per sè, per i propri sogni e per lòe properie aspirazioni. Più di ottocento al via, tantissimi stranieri, perchè Venezia è Venezia e correre qui dà qualcosa in più: ““Quando abbiamo pensato a Challenge Venice – spiega il race director Matteo Gerevini – lo abbiamo immaginato non come una semplice gara di triathlon ma come un vero e proprio evento capace di far sognare gli atleti, offrire un’esperienza indimenticabile per gli accompagnatori e valorizzare il territorio e le sue comunità, così che diventasse una manifestazione per tutti e aperta a tutti, senza dover necessariamente essere dei super atleti…”. Può essere. Ma duecentoventisei chilometri tra mare e terra restano duecentoventisei chilometri. Un conto è sognarli…un altro è farli.