La crono al Giro, come Wembley…
Domani il Giro torna a casa. Torna a Milano per la 47ma volta ma non sarà la solita passerella finale, perchè da dall’Autodromo di Monza in piazza Duomo saranno 29 chilometri e 300 metri a cronometro che potrebbero decidere chi sarà la maglia rosa tra l’olandese Tom Dumoulin, il colombiano Nairo Quintana e il nostro Vincenzo NIbali. E non solo loro. Perchè pedaleranno anche gli amatori nella prima edizione di una crono a squadre che è quasi un colpo di genio. Pedalare anticipando il Giro sullo stesso percorso, tra le stesse transenne, tra gli stessi gonfiabili pubblicitari, partendo dalla stessa pedana e arrivando sullo stesso traguardo per chi ama il ciclismo è un’emozione che non ha prezzo, un po’ come succede nello spot delle carte di credito. Un po’ come per un appassionato di calcio giocare una finale di Champions a Wembley… E infatti oltre 100 squqdre al via con un «sold out» di iscrizioni in pochi giorni. Monza, Sesto san Giovanni, viale Sarca, piazza Carbonari, via Timavo, viale Sondrio, e poi ancora via Melchiorre Gioia, i Bastioni di Porta Nuova, Corso Venezia e corso Matteotti e infine il Duomo. Una città che si fermerà ad applaudire i girini per quasi tutta la giornata e che sarà chiusa al traffico in molte vie del centro. «Una festa- ha detto nei giorni scorsi il sindaco Beppe Sala– Ed è un onore per la nostra città accogliere la tappa finale di una corsa che ha fatto la storia del Paese. Il Giro l’ho sempre amato e seguito con grande interesse. Poter accogliere l’ultima frazione da Sindaco, e non più solo da appassionato, mi rende davvero orgoglioso. Milano e il Giro hanno sempre avuto un rapporto speciale e sono certo che sapremo accogliere al meglio gli atleti e gli spettatori per questa tradizionale festa dello sport». Settantasei tappe milanesi per una storia che dura da un secolo esatto per un’edizione dai numeri importanti con 12 milioni e mezzo di italiani sulle strade, 840 milioni di spettatori incollati alla tv. Una storia infinita quella tra il Giro e Milano. Una storia tutta da raccontare anche se a volte interrotta da incomprensioni e ripicche, da conti che non tornavano ma poi sempre riannodata, «rammendata» con un filo che tiene insieme passato, presente e futuro tra l’arrivo al Musocco del 1909, spostato all’Arena per problemi di ordine pubblico, e il traguardo in piazza Duomo del 2017. Una lunga volata che riporterà il Giro in città e lo riconcilierà con la sua storia cominciata nel 1909 da un’idea del giornalista della gazzetta Tullio Morgagni con una prima edizione organizzata in fretta e furia per battere sul tempo Il Corriere della Sera. Quel 13 maggio infatti, 127 ciclisti si presentarono alla partenza per affrontare un percorso che li avrebbe fatti pedalare per 2mila e 447 chilometri da Milano a Milano passando per Bologna, Chieti, Napoli, Roma, Firenze, Genova e Torino. Quella prima tappa la vinse Dario Beni, che portò a termine il percorso di 397 chilometri ad una velocità media di 28 chilometri all’ora, ma a Milano in rosa ci arrivò Luigi Ganna a cui andarono 5mila 325 lire di premio finale. Da allora Milano e sempre stata passerella di grandi nomi: da Giradengo a Binda, da Bartali a Magni, da Marino Basso a Saronni, a Moser. E poi Indurain, Cipollini, Petacchi e due anni fa Keisse. L’ultimo. E domani si ricomincia.