Alessandria è la città delle biciclette
«Mi vengono in mente le bici in carbonio di oggi che pesano meno di 7 chili. Poi vedo questi attrezzi che ai tempi erano avveniristici e adesso sono pezzi da museo… Però è molto bello entrare qui, ti immergi nella storia dello sport e del ciclismo” Il Ct Davide Cassani fa da apripista al Museo che trasforma per sempre Alessandria città delle biciclette. Mozzi, pedali, telai, foto e testimonianze. Ma non solo quello. La mostra diventa museo e racconta, in un ricostruzione dettagliata e appassionata, come il ciclismo possa legarsi a un territorio e viceversa con la sua storia, con le sue botteghe, le sue industrie, i suoi campioni e le firme di chi ha fissato per sempre le koro imprese. Da Carlo Michel a Giovanni Maino, dalle Borsaline al Circolo velocipedisti, dalla rivalità tra i tortonese Giovannni Cuniolo detto Manina e l’astigiano Giovanni Gerbi, il “Diavolo rosso”, fino alle vicende dei campionissimi Girardengo e Coppi. «In Italia abbiamo avuto due campionissimi- racconta Cassani- entrambi della provincia di Alessandria. Un museo come questo aiuta. Aiuta a parlare di ciclismo, a viverlo. La cosa bella è che quando entri qui associ le bici ai campioni. Non si parla solo dei primi ma anche degli ultimi. Ad esempio, Malabrocca. Grazie davvero a chi ha dato la possibilità di vedere come pedalavano i nostri nonni». E l’inaugurazione di poche sere a Palazzo Monferrato fa è stata anche l’occasione per rendere omaggio a tanti protagonisti di questo sport di radici, che resta nelle foto, nelle bici, ma resta soprattutto nei racconti che si tramandano, nel romanzo volgare che si trasformare che conserva un patrimonio di storie popolari. Un’inaugurazione impreziosita dalla partecipazione di campioni e di famiglie di campioni del presente e del passato. Con un omaggio alla pista condotto impeccabilmente dalla due volte olimpionica Antonella Bellutti in compagnia di Marino Vigna, Domenico De Lillo e Marco Pettenella. Con loro anche il ct della nazionale Davide Cassani e molti altri amici del Museo come il direttore sportivo del Team Cofidis Roberto Damiani, con una rappresentanza del Team professionistico Androni di Gianni Savio presente con Fausto Masnada e Mattia Cattaneo e col ds Ellena, con del Team dilettantistico Overall Tre Colli rappresentato da Tarcisio Persegona e Massimo Subbrero e Gabriele Rampollo, con la giovane promessa ciclistica alessandrina Gaia Tortolina, con Luciano Parodi e Giovanni Meazzo grandi pezzi da 90 del ciclismo storico, con l’ex professionista Giorgio Zancanaro, con i nipoti di Luigi Malabrocca (Serena), di Giovanni Cuniolo (Giovanni), di Costante Girardengo (nipote Costanza e pronipote Michela), di Fausto Coppi (Francesco Bellocchio), con la figlia di Fausto Coppi, Marina e il figlio di Andrea Sandrino Carrea, Marco. Con Marco Torriani, figlio del patron del Giro, poi ancora Carola Gentilini e Antonio Molteni del Museo Ghisallo. “La mostra racconta la storia, tutta da scoprire, del ruolo centrale della provincia di Alessandria nelle origini del mito della bici- spiegano Gian Paolo Coscia e Roberto Livraghi, presidente e segretario generale della Camera di commercio di Alessandria- Ad affiancare il museo permanente anche il progetto museo diffuso del ciclismo, un ecomuseo territoriale con itinerari nei luoghi e nella storia del ciclismo. “Acdb Alessandria Città delle Biciclette” è un racconto infinito che ripropone in modo permanente una mostra retrospettiva che oggi ancora pedala a ritroso nel tempo, conquista e appassiona. Per il museo ma non solo per il museo. Per la sua storia e i suoi campioni , per le sue colline, per Fausto Coppi per i percorsi cicloturistici di collina e di pianura, per le manifestazioni ciclo-storiche, per i tanti appassionati di uno sport che da queste parti ha preso un pezzetto di Dna, per il presente e per ciò che verrà che sono pedalate, tesori da vedere, angoli da scoprire e da gustare. Alessandria e il suo museo sranno l’epicentro di tutto ciò. Traguardo e arrivo di un viaggio nella storia del ciclismo dalle origini alla seconda metà del secolo scorso restituendo al Monferrato, territorio tra Alessandria e Asti, il ruolo nevralgico nelle origini italiane del mito della bici e nel destino dei personaggi come l’alessandrino Carlo Michel, pioniere nella diffusione delle due ruote che si innamorò di un velocipide all’Expo di Parigi del 1867 e se ne portò a casa un esemplare prodotto dalla ditta Michaux. Una storia si può raccontare in tanti modi. Qui, in una terra di Campionisssimi, è giusto che a parlare, a testimoniare cosa è successo, le vittorie, i viaggi e i personaggi siano innanzitutto le biciclette.