berLa terza edizione della Ciclostorica LaGhisallo che si corre domenica ( ma un po’ anche sabato con una staffetta a squadre e un criterium di abilità…) sarà dedicata a Luciano Berruti. Nel museo del Ghisallo arriveranno un paio delle sue storiche bici e due sue maglie, per una festa di ciclismo che sarà anche una rimpatriata di appassionati e di amici. In questo mondo di bici che furono, di maglie di lana grossa, di borracce sui manubri e di baffi come manubri Luciano Berrruti era il numero uno. Come la sua “Numero Uno” uguale a quella con cui Petit Breton vinse il Tour negli anni 1907 e 1908.  Era diventato il simbolo del ciclismo eroico. Ha macinato chilometri in ogni continente. Lo chiamavano “eroico” perché  così si chiamano tra di loro tutti i pirati dell’ ’Eroica” di Gaiole in Chianti,  che è la stessa cosa che dire amici ma  un po’ di più,  perchè gli “eroici” condividono una passione che va al di là di selle, pedali, mozzi, sterrate, ribollite e calici di  Chianti. La passione eroica è uno stile di vita, un frullato di valori di sport e di amicizia che si rafforzano di gara in gara, di salita in salita, di foratura in foratura. Ci finisci dentro e solo così capisci. Capisci che la gara che scava alle radici più autentiche del ciclismo ha fatto emergere nel 1998 lo spirito vintage di Luciano “Lucky” Berruti che di quella sfida è diventato un simbolo, uno dei tanti simboli. Sicuramente una foto sulla home page con quei suoi perfetti abbigliamenti d’epoca, con quel suo modo di essere e di esserci. Anche per questo lo chiamavano “eroico” ma  più perchè era eroico dentro, nell’animo, nella visione di un ciclismo che ha storia,  sentimenti e un valore assoluto che pedalata dopo pedalata  lui ha contribuito a conservare.  Più o meno un anno fa lo hanno trovato esanime sulla provinciale 15 che da Bormida porta al Colle del Melogno. Ed era scritto sicuramente da qualche parte che i giorni di Luciano Berruti,  savonese, 74 anni,  sarebbero dovuti finire così. Era forse la fine che aveva sognato, ammesso e concesso che una fine si possa sognare. Però ci si pensa. Ed allora, se ci si pensa, sicuramente  avrà pensato e ripensato che quando proprio sarebbe dovuta finire quello era il modo migliore. Morire in bici: pare una disgrazia. Per Berruti però forse non lo è stato anche se, come capita quando capita,  nella cronaca finiscono il dolore e le lacrime della moglie, dei figli,  degli amici veri con cui aveva vissuto e condiviso la stagione di un ciclismo che sembrava vintage ma che in realtà e più moderno che mai. L’edizione 2018 della Ghisallo servirà a rendergli l’omaggio che merita. Con il ricordo, con un po’ di malinconia ma soprattutto con il sorriso e la gioia di raccogliere ciò che ha lasciato, l’idea e l’intuizione di un pioniere moderno capace di assaporare l’essenza del ciclismo, sport senza tempo.  Domenica nella Cineteca del  Museo del Ghisallo per tutta la giornata sarà proiettato “L’Eroico”, il film  di  Marco Rimondi  a lui dedicato. Un viaggio a ritroso nel tempo tra la sua vita, i suoi principi e le sue corse che raccontano  di un uomo generoso, tenace, leale e puro, cristiano, con una cultura ciclistica impressionante. Come ripete spesso Giancarlo Brocci: “un esemplare di rara umanità..”