L’eredità olimpica ( se Milano la spunta)
Sfida olimpica. Per il Comune, per la Regione, per gli atleti ma anche per la città. Un’olimpiade lascia sempre il segno, lascia sempre un’eredità. Sta poi al buonsenso di chi amministra trasformarla in un’opportunità ed evitare che luoghi e strutture restino dimenticate e abbandonate. I giochi invernali 2026, semmai Milano e Cortina dovessero spuntarla, sarebbero l’occasione perfetta per far ripartire a Milano l’edilizia sportiva e non solo.
Il testa a testa con le altre candidate vede la candidatura italiana in «pole» perchè Calgary è praticamente bloccata fino al giorno del referendum previsto per il 13 novembre e Stoccolma dovrà fare i conti con la formazione di un nuovo governo che non è detto che tra le prime cose in agenda decida di scommettere su un’olimpiade. Lombardia e Veneto invece, nonostante il forfait del governo gialloverde, procedono spedite. Milano è stata una delle prime città a presentare il «dossier» a sostegno della propria candidatura e da domani fino a giovedì in città è annunciata la prima visita dei tecnici del Cio per le prime verifiche che serviranno mettere a punto un pre-dossier quasi definitivo che dovrà essere presentato a il 27 novembre a Tokyo e che dovrà il più possibile rispondere alle richieste del Comitato olimpico internazionale.
Non dovrebbero esserci grandi novità su quanto già annunciato. Da una piazza del Duomo che farà da sfondo a tutte le premiazioni e da un Castello Sforzesco che sarà il punto di ritrovo di tifosi ed appassionati, resta il dubbio se puntare sul Palasharp di Lampugnano che sarà ristrutturato o sul Forum di Assago per ospitare le gare di hockey. Ma Milano accoglierà i giochi innanzitutto con un nuovo palazzetto dello sport. Sarà realizzato con fondi privati nel quartiere di Santa Giulia a Rogoredo nell’ area compresa tra la stazione e lo Sky Campus, dove sono già in costruzione due edifici di 35mila metri quadrati. Una struttura che alla città serve e che arriverebbe 33 anni dopo il crollo del Palasport di San Siro abbattuto da una nevicata e dall’inerzia di chi avrebbe dovuto ripararlo in fretta. L’Arena, che qualcuno ha già ribattezzato PalaItalia e che avrà una capienza da 18mila posti, ospiterà le gare di short track e pattinaggio ma sarà multifunzionale e verrà inserita in un progetto di riqualificazione che prevede anche un «Business district»: i cantieri potrebbero partire già tra due anni.
Ma nelle 140 pagine del dossier milanese ampio spazio trova anche la realizzazione del villaggio olimpico che ospiterà gli atleti e i delegati delle federazioni sportive dei Paesi partecipanti alla manifestazione. Dopo aver vinto il ballottaggio con lo scalo Farini, la struttura verrà costruita nell’area dello scalo ferroviario dismesso di Porta Romana con i fondi che potrebbero arrivare dal Cio, un complesso residenziale in grado di ospitare fino a duemila persone. Una scelta strategica perchè l’area ex ferroviaria è a una decina di minuti dall’aeroporto di Linate e ciò semplifica gli spostamenti degli atleti e delle delegazioni e perchè, finiti i Giochi, sarebbe pronto a diventare un grande campus con residenze universitarie vicino agli atenei milanesi, a partire dalla Bocconi.