Bikeconomy, un futuro a pedali?
Perchè chi vede una bici nel futuro della mobilità vede lontano? Basta un dato: i costi per realizzare un’autostrada vengono recuperati in un tempo stimato di cento anni, quelli di una ciclovia in uno. Certo, ci sono differenze e forse il rapporto è un po’ azzardato ma le potenzialità economiche dell’industria della bicicletta e dell’ indotto che porta con sè ormai non sono più solo un’ipotesi di studio. Muoversi in bicicletta conviene ed è questo uno dei concetti al centro della terza edizione del Bikeconomy Forum, il più importante evento nazionale dedicato all’economia che ruota attorno alla bicicletta ideato dalla Fondazione Manlio Masi e Osservatorio Bikeconomy, con il Patrocinio della Regione Lazio, di Roma Capitale, del Coni e della Federazione Ciclistica Italiana, che si è svolto oggi nel Museo Maxxi a Roma. Conviene perchè quella “dolce” è una mobilità che, soprattutto negli spazi urbani, ha costi inferiori immediati ma anche nel lungo periodo considerando l’impatto ambientale e sanitario. Discorso a parte merita l’indotto turistico, realtà consolidata in molti Paesi stranieri, e in forte sviluppo anche da noi: chi fa turismo in bicicletta lascia sul territorio il 32% di quanto spende mentre il turismo “motorizzato” non supera il 4 per cento. Basterebbero questi pochi dati per rendersi conto che ormai la bicicletta non è più solo il “pallino” di qualche fissato che pensa di cambiare il mondo pedalando o il sogno nel cassetto di qualche cinquantenne che non si vuole arrendere e si ostina a scimmiottare i campioni. La bici è una realtà a tante facce, un mondo che cresce e che nella maggiorparte delle capitali europee (e anche in alcune grandi città italiane) si candida come alternativa credibile ad una mobilità “impantanata” che sta cercando nuove strade. Ma l’Italia resta ancora un Paese con una forte contraddizione “a due ruote”, leader in Europa nella produzione di bici e componenti (con oltre 8mila addetti) e prima nella Ue per quantità di biciclette prodotte (2.339.000 unità, con il 18% di share), ma dalla domanda interna ancora molto bassa. Come mai? Perchè, tanto per citare un dato, nonostante solo il 17% degli italiani viva a più di 30 minuti dal luogo di lavoro, solo il 4% usa la bicicletta per andare in ufficio. Numeri su cui riflettere perché la bicicletta muove una vera e propria economia: in Europa il settore impiega oltre 70.000 lavoratori, con un’occupazione che in rapporto è di 4 volte superiore quella dell’industria dell’automobile, e se in tutte le città europee si pedalasse come a Copenhagen (dove il 26% degli spostamenti avviene sui pedali) si creerebbero circa 76.000 nuovi posti di lavoro. Basta crederci.