Il sito  delle Poste per ottenere lo Spid, l’identità digitale che serve per accedere ai servizi on line della Pubblica amministrazione  è bloccato. Quello del ministero dell’Ambiente da cui si accede al “buonomobiltà” non si apre nè con Safari nè con  Chrome e i pochi che hanno la fortuna di riuscire ad approdare alla prima schermata si mettono l’anima in pace finendo in coda ad altri  600mila utenti che leggono e rileggono  l’avviso del Ministero: «L’ingresso alla sala d’attesa non dà la garanzia automatica del rimborso, l’accesso o la registrazione al sito non dà diritto alla corresponsione del contributo che sarà erogato fino all’esaurimento dei fondi disponibili e il tempo di permanenza all’interno del sito è stabilito in 20 minuti». Che ovviamente non bastano anche se da Sogei,  la società incaricata dal Tesoro di creare e gestire la piattaforma, fanno sapere che il sito funziona e non risulta si sia mai bloccato tant’è che i primi bonus sarebbero già stati erogati come conferma il  plafond  che mostra come 215 milioni stanziati stiano lentamente diminuendo.  Sicuramente così sarà ma intanto il primo click day che in tanti aspettavano per avere il rimborso del 60 per cento per avere acquistato (fiduciosi)  nei mesi scorsi  bici e monopattini, finisce nel ridicolo per non dire altro perchè il filo che separa questa farsa dalla malafede è davvero sottilissimo,  “Cornuti e mazziati” si dice in questi casi perchè chi si è fidato delle promesse di un governo e di amministrazioni che hanno venduto a basso prezzo il sogno di una mobilità alternativa che è ancora in buona parte tutta da pensare e realizzare si “schianta” contro la cronica inefficienza di uno Stato più bizantino che digitale. E si schianta contro la realtà di una serie di blocchi e di lockdown mirati e annunciati che nelle prossime settimane costringeranno molti nelle grandi città a tenerseli in garage le bici e i monopattini.  Va spesso così da noi. Idee, progetti, grandi rivoluzioni finiscono ancor prima di nascere, s’infrangono contro il muro di gomma di una Pubblica Amministrazione ferma a vent’anni fa  che rema in direzione ostinata e contraria solo per difendere posizioni e privilegi. E poco importa se, come pare, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, sia infuriato e minacci provvedimenti nei confronti di Poste e Sogei. Forse meglio avrebbe fatto a chiedere scusa  a chi ci aveva creduto.