Senza scuola e senza lo sport dei ragazzi siamo un Paese al capolinea.  I contagi salgono e non si sa a che santo votarsi? Tanto per cominciare si chiudono le scuole che un po’ indigna, che un po’ dispiace ma anche un po’ chissenefrega… I contagi salgono e non si sa a che santo votarsi? E allora,  dopo le scuole,  si chiude anche lo sport che si può continuare fare ma da soli, lontano da tutti e dal mondo e che tradotto significa che possono continuare  a farlo solo gli adulti perchè chi ce lo manda un ragazzino di 14 anni a correre da solo in un parco o su una strada a pedalare in bici? Sport e scuola al capolinea e ragazzi a casa, al capolinea pure loro, sepolti da  una quarantena che relega sport e scuole  tra le ultime esigenze di questo Paese, le prime ad essere sacrificate quando le cose si mettono male.  Lo scenario è raccapricciante. Niente lezioni in classe, niente contatti, niente socialità, niente sport, niente gare e c’è da chiedersi se  sia giusto trattare gli adolescenti così e che prezzo avrà tutto ciò.  Per carità, si sopravvive lo stesso. Si sopravvive anche senza sport o senza mettersi addosso un pettorale ma per un ragazzo è diverso. Diverso perchè a quell’età già non è semplice tenere i giovani concentrati ed facile perdere stimoli e motivazione. Ciò vale per la scuola e vale per lo sport ed è un attimo dirsi addio insomma…Che è un problema del presente ma anche del futuro e che, senza far troppa retorica, riguarda la cultura, la sanità, i movimenti giovanili, i serbatoi delle nazionali… Un Paese senza scuola e sport ( il nostro in questo momento) che prospettiva dà ai suoi ragazzi?  Senza contare che, quando tutto ciò sarà finito, molte società sportive  (sommerse dai debiti) non ci saranno più e che il movimento non potrà contare neppure sull’apporto economico delle famiglie perchè purtroppo lo sport dei ragazzi non è gratis (anzi) e in periodo di crisi è una delle prime spese che vengono tagliate. Quindi? Quindi non andrà tutto bene come  va di moda dire di questi tempi. Come conferma il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco: “L’Italia ha un numero record di giovani che non studiano e non lavorano- spiega-  un “drammatico spreco” con gravi conseguenze sociali.  Siamo al primo posto per la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione…”. E se non siamo al capolinea poco ci manca…