La scuola  è stata  cancellata da un virus e da scelte che l’hanno relegata a distanza, a una distanza siderale da ciò che dovrebbe essere questa meravigliosa macchina custode del tempo e del futuro. Ora è un’altra cosa che non si sa neanche più come chiamarla.  Che arranca tra computer, ragazzi in tuta con lo sguardo fisso, appelli che durano mezz’ore, lezioni che si perdono e durano la metà, telecamere che non si accendono o che si spengono per sgattaiolare, linee che cadono, connessioni improbabili e quasi sempre lente. Così passano le mattinate. A cercare di vedersi, di sentirsi, di capirsi con i “prof” che fanno miracoli per non perdersi i ragazzi per strada, con verifiche che si passano da telefonino a telefonino, con qualche compito di troppo perchè forse è la cosa più comoda, con interrogazioni che vanno a singhiozzo tra un suggerimento e l’altro, con la consapevolezza che nei prossimi anni pagheremo ( tutti) un conto salatissimo.  Va così e così,  anzi non va, però bisogna farla andare. Vale per tutto anche per “motoria”, come la chiamano oggi,  l’educazione fisica di un tempo, materia povera rispetto a matematica e latino già quando la scuola era in presenza, figurarsi adesso. E allora si fa motoria a distanza spesso in modo ridicolo, scimmiottando un salto, un piegamento, una flessione davanti allo schermo del pc come le massaie davanti alla tv che provano a risvegliare i muscoli con i consigli di una soubrette un po’ avanti con l’età  che vuole vendere una pozione magica per dimagrire. A che serve far motoria così ? Assolutamente a nulla.  Però motoria in Dad potrebbe diventare l’occasione per spiegare ai ragazzi cos’è lo sport.  Che è storia, narrazione, è scienza, alimentazione, statistica, è educazione civica,  rispetto della vita e delle persone. Lo sport è l’esempio di lealtà e di tenacia che i campioni hanno lasciato in eredità sul campo e nelle imprese che ci hanno consegnato. Così, giusto per dire: ma in una scuola cancellata si provi a cercare un spiraglio di luce.