Non finirà mai anche se a pensarci bene è una disputa senza senso. Che senso ha infatti tagliare il percorso di una gara, di una granfondo, di una maratona? Non ha senso per chi corre per vincere perché alla squalifica non si scappa. E non ha senso neppure per chi corre in retrovia perché la sfida è con se stesso quindi è impossibile farla franca.. Furberie dettate dall’istinto, dalla stanchezza del momento o all’occasione, la stessa che fa l’uomo ladro. Così in un secondo una scintilla ti attraversa la mente e decidi di imboccare la via traversa, il controviale, la stradina che ti fa risparmiare qualche chilometro. Ti ci infili dentro di nascosto,  perché non è la squalifica che fa paura. Chi taglia non teme i giudici di gara ma il giudizio di chi sta correndo al suo fianco. I suoi compagni di fatica e di avventura, gli stessi che sarebbero pronti ad incitarlo in un momento di difficoltà o a passargli la bottiglietta d’acqua a un rifornimento. E tagliare è un po’ tradirli.  Però i “tagliatori” esistono, eccome se esistono. Corrono e arrivano al traguardo a braccia alzate. Più di uno, tutti con la stessa faccia tosta. Con una imperturbabile faccia di bronzo.  E’ piena la storia di tagliatori più o men noti. Come Rob Sloan, 31 anni, inglese meccanico dell’esercito di Sua Maestà. Qualche anno fa diventò improvvisamente uno dei protagonisti della Maratona di New Castle:  due ore e cinquantuno al traguardo. Chi corre in maratona sa che per arrivare al traguardo in 2ore e 51minuti bisogna “andare”, non è uno scherzo. Soprattutto se sei uno  che di solito suda e fatica in retrovia con tempi superiori alle tre ore e mezzo . Ma c’è una volta nella vita in cui nella testa ti scatta qualcosa: sarà la fatica, sarà che mancano 15 chilometri all’arrivo e hai finito la benzina, sarà che dopo mesi di lunghi e ripetute tra le nebbie del Nord dell’Ighilterra hai deciso che sei in credito e vuoi riscuotere la tua giornata da campione. E poi chi non l’ha mai sognato:  “E se fossi io a vincerla questa maratona? Se fossi proprio io ad arrivare per primo sul traguardo, a strappare la fettuccia e gli applausi…”. Così anche davanti a un piedelento come Rob Sloan arriva il giorno in cui  passa  la corriera che non puoi perdere. E Rob, zuppo di pioggia decide in un secondo che quello è il bus della sua vita sportiva,  il bus del suo riscatto. E allora sale. Un bel taglio dal 32mo chilometro fin quasi all’arrivo, quando scende e riappare sbucando da una serie di cespugli. Non è il primo, davanti a lui ci sono due campioni veri ma non importa, si gioca il podio. Così  Rob fa come se fosse davvero alla fine della sua fatica e sprinta, affianca un poveretto che non capisce bene da dove spunti e lo fulmina tra gli applausi. Terzo, un bronzo che vale la sua faccia e la sua modestissima carriera. E anche un’intervista. Ma dura lo spazio di un amen. Rob sale sul podio e i giudici gli contestano il misfatto. Nega, ride, dice che è tutta una carognata poi però arrivano i testimoni che lo inchiodano. E alla fine cede e confessa: “Si ho preso il bus ma non era un cosa premeditata. Ero stanco, è stato un attimo…”. Giù dal podio. E dal Paradiso a finire sulla croce è un attimo. Arriva la squalifica della federazione inglese e arrivano gli insulti. E’ la pena del contrappasso. E ciò che si rischia. Ma non si mettono in gioco solo l’onore e la dignità. A volte la posta è più alta. Come è successo, sempre qualche anno fa,  ad un gruppo di studenti cinesi che per tagliare ci hanno rimesso l’anno scolastico. Xiamen è una popolosa città ( si dice cosi per tutte le citta d’Oriente) nella provincia del Fujian, proprio di fronte all’isola di Taiwan. Anche qui da anni si corre una maratona che vede al via campioni più o meno noti ma anche parecchi amatori e gente che si diverte. E gli studenti la corrono spesso perchè in palio, per chi  termina la gara sotto un tempo prefissato, c’è una “dote” di punti da inserire nel curriculum scolastico per l’accesso all’Università. Ottimo. Quindi in parecchi si  mettono sotto, si allenano e la corrono. Ma ai tagliatori di cui sopra è andata malissimo. C’è chi è stato visto tagliare, chi arrivare nelle vicinanze del traguardo in bus o su uno scooter, chi in bici e chi invece si è fatto portare all’arrivo il chip da una amico più veloce. Insomma una figuraccia.  E a nulla sono valse le scuse e i pentimenti.  Gli organizzatori cinesi sono stati inflessibili e li hanno squalificati tutti. Poi la parola è passata ai rettori che sono stati ancora più severi facendo perdere l’anno universitario a tutti. Da quella volta dei tagliatori universitari si sono perse le tracce…