Dal lago di Campotosto a campo Imperatore e in mezzo il nulla o forse il paradiso. Dall’alba a tarda sera in un triathlon estremo  che svelerà a chi non ha ancora la fortuna di conoscerla l’immensità assoluta del Gran Sasso, cima d’Abruzzo e di emozioni forti, dove osano le aquile. Un lungo viaggio  nel Parco Nazionale, tra i Monti della Laga e i Sibillini  che diventano l’intuizione o la follia per la prima edizione dell’Eaglexman organizzato da Flipper Triathlon  in programma il 31 luglio del prossimo anno. “L’idea ci girava in testa da qualche tempo- racconta Ezio Amatucci- E nasce dalla voglia di far conoscere un territorio magico, i luoghi dove noi ci alleniamo e siamo cresciuti sportivamente, e dall’evoluzione che il mondo ironman sta seguendo in questi ultimi anni con sfide che diventano sempre più assolute. Basti pensare che anni fa Norseman era l’unica gara ora è la finale di un circuito di cui ci piacerebbe entrare a far parte”. E cosi il “Grande Sasso” che, come cantava anni fa Ivan Graziani “parla con le stelle e conserva il suo mistero”, diventerà il cuore di un’avventura sulla distanza lunga dell’ironman ma anche di quella più abbordabile del 70.3 . “Per chi accetterà la sfida sarà un’emozione incredibile e difficile da dimenticare- assicura Raffaele Avigliano, presidente di Flipper Triathlon- Il percorso in bici è praticamente in mezzo al nulla, e nei 180 chilometri si incontreranno solo montagne, radure,  due borghi quasi dimenticati e animali al pascolo. La corsa sarà poi mista tra asfalto e sterrato e nella parte finale che riporta al traguardo di campo Imperatore seguiremo lo stesso percorso scelto nei campionati del mondo di corsa in montagna”. Da Assergi, che sarà la base logistica della gara, per arrivare a Campo Imperatore si sale. Si continua a salire, si sale sempre per una trentina chilometri in cui si ha tutto il tempo per godersi strada, tornanti, dritti infiniti che sembrano portare verso una vetta che non arriva mai. Qui passato il Giro, qui  in ordine sparso sono passati Armstrong, Formolo, Pantani nomi scritti con la vernice su un asfalto a grana grossa che sfida ghiaccio e neve.  E, fatta eccezione per un pastore che vende forme di pecorino sotto una tenda al bivio che porta verso valle e una mandria di cavalli che sembrano senza padrone, non c’è nulla. Un nulla impressionante che rende ancora più immensa una montagna che è rimasta  intatta e  che chiede sempre  un giusto prezzo di fatica. Basta fermarsi ad ascoltare il rumore “assordante” del  silenzio per capire chi comanda da queste parti, chi detta le regole e quale sia l’origine di tutto ciò che ci sta intorno.

 

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