Alex Schwazer domani sera sarà a Sanremo. Salirà sul palco dell’Ariston e, al pubblico che non c’è, racconterà la sua storia enorme, un’ingiustizia a cui non si può più riparare. Fa bene a raccontarla perchè è una vicenda balorda che si è attorcigliata tra potere e vendette attorno al Mito di uno sport che oggi purtroppo è diventato un’altra cosa. Che rischia di confondersi nel Mito di un’Olimpiade svanita e che oggi Schwazer vorrebbe risarcita riportando indietro di un lustro le lancette del tempo. Nell’utopia dello sport puro i Giochi erano riservati agli eroi, linea di congiunzione tra l’uomo e l’universo divino. Gli eroi cantati da Omero ovviamente non ci sono più e anche Alex Schwazer non è un eroe. È stato, e forse lo è ancora, un atleta fortissimo che ha vinto, ha barato per vincere ancora come facevano tutti gli altri, che è stato smascherato, si è pentito ed ha pagato. Poi, come hanno sentenziato i giudici di Bolzano, l’hanno «fregato» e questo forse è il punto più angosciante di tutta questa infinita vicenda. Ora ha tutto il diritto ad un risarcimento morale ed economico che però spetterebbe anche a chi negli strascichi di questa vicenda ci ci è finito suo malgrado, riabilitato però nel silenzio più assordante. Non tutte le storie sono uguali e salire sul palco di Sanremo risponde più alle logiche del business televisivo che a quelle dello sport e pare più una santificazione mediatica  di cui sinceramente non se ne sentiva il bisogno: lo show ha le sue regole d’ingaggio e per un paio di punti di share si fa questo e altro. Così domani sera il marciatore altoatesino avrà l’onore della scena.  E’ un suo diritto ma non è  il diritto ad andare a Tokyo. Quello dovrebbe, in un mondo olimpico perfetto, seguire altre logiche, dovrebbe conquistarselo marciando. Tornando alle origini e agli eroi di Omero va detto che tra i tanti dubbi del Mito una certezza c’era. Solo gli atleti che avevano madre e padre greci, che si erano distinti per coraggio e rettitudine e che non avevano subito condanne legali potevano calcare la sacra sabbia di Olimpia. Era un onore assoluto oltrechè un premio concesso dalle divinità. Che non concedevano sconti e neppure passerelle. Men che meno a Sanremo.