Sarà “l’uguaglianza di genere” il filo conduttore della cerimonia del giuramento olimpico. Così ha stabilito il Comitato olimpico internazionale e  il 23 luglio a Tokyo, giorno di apertura dei Giochi, anziché le consuete 3 persone (un atleta, un giudice e un allenatore )  a prestare giuramento a nome di tutti i partecipanti saranno un atleta maschio e uno donna estratti dalla squadra olimpica giapponese affiancati da due allenatori e due giudici. “L’equilibrio di genere dei giurati è solo una delle tante decisioni e impegni del Cio e del Comitato Organizzatore per promuovere le donne nello sport a tutti i livelli e in tutte le strutture, come indicato nella Carta Olimpica” spiega il Cio. E così sia.  La forma è spesso sostanza ma ormai la forma pare sia diventata tutto.  Parità di genere, inginocchiamenti, declinazioni neutre dei nomi bisogna davvero stare attentissimi a tutto e anche il Comitato olimpico si adegua con giusto zelo che però non vale per tutto. E’ sempre di oggi la notizia che vede infatti l’ammissione del Cremlino di aver distribuito agli atleti in partenza per Tokio una lista di risposte preconfezionate da usare nelle interviste. “Sosteniamo una tale iniziativa, anche se poi spetta a ogni singolo atleta decidere se farne o meno uso”, ha affermato il portavoce, Dmitry Peskov. “Gli atleti non sono politici. Ma in molti vogliono farne dei politici, trascinarli in politica, e alla fine rischiano di mettersi in situazioni complicate”, ha aggiunto. Era stato il quotidiano Vedomosti a riportare le istruzioni con le linee guida su come rispondere a domande sensibili e a contenuto politico, come la Crimea, il movimento Black Lives Matter, il doping. Però qui non c’è niente di strano, niente che vada a ledere diritti, principi, livìberta. Nessuno si indigna, nessuno dice nulla…