Sonny Colbrelli vince alla grande il campionato europeo di ciclismo battendo (non beffando) uno straordinario Remco Evenepoel che stacca tutti tranne il bresciano che sull’ultima salita del circuito di Trento non lo molla di un millimetro. L’azzurro  fa esattamente ciò che deve fare, cioè sta a ruota, tira fuori tutto quello che ha e che non ha e in volata fulmina il campioncino belga  che ovviamente voleva vincere e non la prende benissimo.  Mette giù la bici, si appoggia sfinito a una transenna e, rivolto non si capisce bene a chi forse proprio a Colbrelli  risponde facendo il gesto dell’ombrello. Capita. E meno male che capita. In uno sport sempre più  patinato e gonfio di retorica dove spesso tutto finisce sottovuoto ben venga una reazione vera di rabbia.  Nessun giustificazione però si può capire. E non a caso a rompere questo clima di incontinente melassa che deborda da uno show sempre più confezionato a misura di sponsor e di tv  è ancora una volta il ciclismo, sport di strada e ancora un po’ da strada. Remco ha fatto ciò che probabilmente avremmo fatto tutti noi con un capo che ti rompe l’anima da sempre, con una suocera che ti spiega come caricare l’auto per le vacanze, con il vicino di casa che ti devasta l’anima col regolamento di condominio. Siamo tutti un po’ Remco ma spesso non abbiamo il coraggio di essere Remco fino in fondo…