Oggi al Tour tappa caldissima, da girarrosto. La più calda finora, racconta in diretta chi lo sta commentando. Caldo asfissiante che ha indotto gli organizzatori ad attivare il protocollo di sicurezza con l’impiego di autobotti per innaffiare frequentemente l’asfalto, col via libera per i corridori all’uso dei giubbetti con il ghiaccio e dei calzini refrigeranti, con una tolleranza massima anche su rifornimenti dove in altre situazioni non si sarebbe potuto. Quindicesima tappa che ha portato il gruppo a Carcassonne, nel Sud, in Linguadoca. Ha vinto, il belga Jasper Philipsen, proprio lui, dopo che nella quarta tappa a Calais, aveva esultato a lungo convinto di avercela fatta ma non si era accorto che davanti c’era Wout Van Aert.  Stavolta ha vinto davvero riprendendo a 400 metri Benjamin Thomas, un missile, un pistard da 4 titoli mondiali e bronzo olimpico a Tokyo che ogni tanto si cimenta anche su strada e che non ce l’ha fatta per un soffio. Tappa caldissima che ha “sciolto” mezza  Jumbo Visma,  con Primoz Roglic che  ha fatto sapere che si ritirava per problemi a una spalla e alla schiena e con Steven Kruijswijk rimasto a terra dopo una brutta caduta e poi portato via in ambulanza: frattura della clavicola.  Lo stesso Jonas Vingegaard è finito sull’asfalto, assieme a un altro compagno di squadra, il belga Tiesj Benoot, ma fortunatamente ha ripreso a pedalare. Tutto ciò in uno scenario dominato dal caldo asfissiante. Ma il caldo è  Tour, è la bici, è il dolce tormento del pedalare.  Il bello della bici è l’estate. Sono i 35 gradi di luglio quando si  scalano i Pirenei. L’aria calda in faccia, l’acqua in testa, la borraccia con il ghiaccio che si scioglie già dopo i primi 500 metri. E vale per tutti. Ed è un po’ come esserci al Tour,  come indossare una maglia gialla.  La bici sono i chilometri con il caldo che ti cuoce il cervello quando il mondo viaggia con l’aria condizionata a palla. Sono i segni dell’abbronzatura da muratore che quando vai in spiaggia tua moglie fa finta di non conoscerti.  E’ il bruciore del sudore negli occhi. La bici sono un body smanicato e una zip tutta aperta. Dura poco, ma è un’emozione intensa. E quando, all’improvviso, in una discesa senti il bisogno coprirti con un giornale o con una mantellina è già tutto finito.