E mentre l’Eroica si prepara nel primo weekend di ottobre a festeggiare il suo “Natale” a Gaiole,  c’è un’altra Eroica che scalda i cuori, quella che sabato 17 settembre per la prima volta arriverà sul Gran Sasso in Abruzzo, luogo magico dove più sali e più ti senti piccolo, quasi indifeso davanti alla potenza di tanta natura che svela un altopiano che si perde a vista d’occhio in una serie di piccole valli e di borghi che sono gioielli consegnati alla storia come Rocca Calascio , Castel del Monte, Santo Stefano di Sessanio. Non finisce mai il Gran Sasso. “L’arrivo qui  è uno  spot naturale per l’intero Abruzzo” ha spiegato l’assessore regionale allo Sport Guido Liris, presentando nella sede aquilana della Giunta, a Palazzo Silone, insieme al presidente Marco Marsilio, all’ideatore di Eroica Giancarlo Brocci e all’organizzatore Marco Capoferri,  Nova Eroica che arriverà  fino alla maestosa piana di Campo Imperatore  sulle antiche strade bianche della transumanza. L’Eroica conquista il Gran Sasso ed è a suo agio perchè si specchia in posti e paesaggi che non si allontanano dalla sua storia.  Qui è passato il Giro con la sua epica, qui  in ordine sparso sono passati Armstrong e Pantani nomi scritti con la vernice su un asfalto a grana grossa che sfida ghiaccio e neve.  Fatta eccezione per qualche pastore che vende forme di pecorino e qualche mandria di cavalli che sembrano senza padrone, non c’è nulla quassù.  Non c’è quasi riparo, non c’è traffico, non c’è rumore.  Nulla di nulla. Ed è la meraviglia della montagna vera, quella a cui non importa di essere comoda e turistica, quella che è rimasta ( forse proprio per questo)  intatta e  che chiede sempre  un giusto prezzo di fatica. La bici è lo strumento perfetto per mettere insieme tutte queste cose.  Nova eroica pure con le emozioni che sapranno regalare i suoi tre tracciati prevalentemente su strade bianche e non poteva essere altrimenti: 133 chilometri il giro al Santuario di Giovanni Paolo II; 89 chilometri per il giro di Campo Imperatore e 45 chilometri per il giro della Rocca di Calascio. E pedalando bisogna sempre andarselo a cercare quel Grande Sasso che non si vede, che si nasconde dietro un Appennino infinito  e che, come cantava Ivan Graziani,  conserva sogni e misteri.