56.792. Da Nibali a Ganna. Da Vincenzo a Filippo per un ciclismo che non sarà più lo stesso ma che è in buone mani. Lo squalo lascia nell’ultimo Lombardia della sua straordinaria storia umana e di sport,  “Top Ganna” riporta l’ora sul fuso orario italiano 38 anni dopo Francesco Moser a Città del Messico. Non il record dell’ingegnere della sua squadra, la Ineos, quel Dan Bigham che a Ferragosto era arivato a 55,548 chilometri ma quello assoluto di 56,375 km di Chris Boardman, la miglior prestazione di sempre prima che l’Uci mettesse al bando le biciclette speciali ed annullasse ogni record realizzato dopo quello di Eddy Merckx nel 1972.  Il record dei record: era quello a cui puntava. E sul legno d’abete siberiano del velodromo di Grenchen, in Svizzera, capitale degli orologi e non a caso, lo ha sbriciolato  con una prestazione che è  l’essenza della bellezza, dello stile, dell’eleganza,  l’ anello di congiunzione tra storia e modernità, tra una bici da 75mila euro e un paio di “garun” di valore antico e assoluto. Ganna è il nuovo re dell’ora con 56.792 chilometri che sono una distanza pazzesca, infinita, un punto fermo che resterà lì chissà per quanto. Giro su giro, prima piano, poi un po’ più forte, poi fortissimo a trattenere il fiato fino all’utima campanella, all’ultimo secondo. E poi gli abbracci. Con il ct azzurro Marco Villa che gli ha dato i tempi giro su giro, che lo ha incitato e che se lo tiene stretto. Con il quartetto azzurro delle meraviglie che ha fatto un tifo sfrenato, sofferto, gioito. Con Dario Cioni, il suo allenatore alla Ineos che ha sciolto ogni dubbio sul fatto che l’obiettivo non fosse Bigham ma prprio Bordman e che un pensierino ai 57 lo avevano fatto. Con i suoi amici e con i suoi genitori che tanto c’entrano nella sua storia e tanto contano. E’ l’ora di Filippo Ganna. In un’ora si possono raccontare tante cose e il campione di Verbania le ha raccontate nel miglior modo possibile.  Storie di campioni infiniti, come Coppi, Anquetil, Merckx o Moser e tanti altri ancora, membri di un club che dà cittadinanza a pochi, pochissimi.  Storie di campioni che fanno i record . L’ora è l’ora e non passa mai. Fascino, storia,  estremismo o estremità di uno sport che ha un rapporto privilegiato con la sofferenza. L’ora è coraggio. Anche di togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Sono felice ma queste non sono solo lacrime è sudore- ha detto l’azzurro appena sceso dalla bici- Una fatica enorme e anche se lo battono non ci riproverò. Almeno per dieci anni. E’ record per me stesso e anche per far vedere a qualcuno che al mondiale per me è stata una giornata no. Qualcuno prima di parlare dovrebbe riflettere qualche secondo…”. Magari anche un’ora