“Sono felice ma queste non sono solo lacrime è sudore. Una fatica enorme e anche se lo battono non ci riproverò. Almeno per dieci anni. E’ record per me stesso e anche per far vedere a qualcuno che al mondiale per me è stata una giornata no, che non sono finito. Qualcuno prima di parlare dovrebbe riflettere qualche secondo…”. Magari anche un’ora. Così Filippo Ganna ieri sera appena sceso dalla sua bici del record. E il fatto che a caldo, ancor prima di gioire, il fantastico nuovo recordman dell’ora abbia voluto togliersi dalle scarpe qualche sassolino che chissà da quanto gli dava fastidio, dà l’esatta misura di quale sia la cultura sportiva di questo Paese. Cultura che scarseggia e non solo perchè oggi si parla più del fallo su Cuadrado in Milan-Juve che di Ganna,  perchè sulle prime pagine dei giornali la foto del campione di Verbania che a Grenchen ha scritto una pagina di storia ( val la pena ricordarlo…) quasi non c’è e perchè la Rai l’ora del record l’ha mandata in onda a spizzichi e bocconi alternandola con una imperdibile sfida di volley di Serie B. Orgoglio italiano? Più nelle parole che nei fatti. Ciò detto, siamo un Paese sportivamente maleducato principalmente perchè lo sport lo facciamo più a chiacchiere che sul campo. Se prima di parlare (o scrivere sui social) tanti pedalassero, corressero, facessero gare e fatica magari avrebbero meno voglia di sproloquiare. Magari troverebbero un equilibrio che porterebbe anche più rispetto per le rinunce e i sacrifici ( tanti) che un atleta fa per prepararsi a una gara, a un appuntamento sia esso grande o piccolo non fa differenza. Vale per i campioni, vale per le schiappe che arrancano in retrovia tra gli amatori.  E la mancanza di cultura sportiva non conosce le mezze misure, non dà giustificazioni, non apprezza quasi mai il valore degli avversari, non capisce che a volte anche un raffreddore può mandare all’aria mesi e mesi di lavoro: brocco o campione, via di mezzo non c’è.  Così basta sbagliare una gara, una volata, basta perdere per essere messi in croce. Filippo Ganna ieri sera a Grenchen  si è tolto due pesi dallo stomaco: il record di Boardman, che probabilmente da qualche mese gli toglieva il sonno, e la rabbia per qualche giudizio un po’ troppo frettoloso sul suo talento. Il resto è detto e scritto in tutti i suoi abbracci. Quello con i suoi genitori , con i compagni di squadra del quartetto azzurro,  con il tecnico Ineos Dario Cioni e con il ct della nazionale Marco Villa,  uno  che c’è sempre, che ieri sera non si è perso un giro, che ha creato in anni di grande lavoro una nazionale compatta come il granito e che per convocare i suoi azzurri non ha bisogno di andare sul palco del Jova Beach…