“Per me la bicicletta è un salvavita. L’ho amata fin da bambino ma ora mi sta aiutando nella malattia, sia a livello fisico come se fosse una medicina sia a livello psicologico.  Mi ha dato grandi soddisfazioni con i viaggi che ho fatto e che ora racconto in questo libro. Se volete leggerlo scoprirete come anche con il Parkinson in bici si può essere liberi…” .  Simone Masotti presenta così sulla sua bacheca Facebook  “In bicicletta sono libero..”, il libro scritto insieme con Max Mauro e pubblicato da Ediciclo,  in cui racconta la sua storia e di come sia cambiata la sua vita da quando, nel 2005, gli è stato diagnosticato il morbo di Parkinson. Nato 47 anni fa a Spilimbergo in provincia di Pordenone,  sposato con un figlio  Masotti lavora come architetto in uno studio di Palmanova:  racconta della sua passione per il pedale nata quando era solo un bambino, delle sue scorribande in bici per le montagne del Friuli. Poi, la scoperta della malattia, che lo rallenta nei movimenti e nella parola. Ma non si perde d’animo. Riprende ad andare in bici, scopre che anzi l’esercizio fisico è un toccasana per la sua malattia, riduce i sintomi e l’uso delle medicine. Sostenuto dalla moglie, dal figlio e da tutto il suo paese riesce a realizzare tutti i suoi sogni come quello, la settimana scorsa, di partecipare all’Eroica a Gaiole in Chianti. Pedala e diventa un vero esperto dei percorsi ciclistici del suo territorio ma soprattutto viaggia, tragitti anche impegnativi  in compagnia di un famoso cicloviaggiatore come Sergio Borroni  con cui partecipa alla mitica Ragbrai  (Register’s Annual Great Bicycle Ride Across Iowa),   il più antico cicloraduno degli Stati Uniti,  700 chilometri in una settimana per le pianure dell’Iowa, insieme ad altri 30.000 ciclisti. «Con i miei racconti voglio incoraggiare le persone che soffrono di una malattia come la mia – spiega -, ma anche quelli che non hanno nessun problema di salute, eppure si sentono infelici o inadatti. Credete nelle vostre passioni, in quello che vi fa stare bene. I sogni, in fondo, non sono altro che pensieri che ci fanno stare bene…»