Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico  l’Italia è il Paese più sedentario tra i bambini nei 36 Paesi Ocse e il quarto tra gli adulti. E ciò, in spesa sanitaria, ci costa 3,8 miliardi di euro all’anno se si considera che , dai dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, la sedentarietà è causa del 9% delle malattie cardiovascolari, dell’11% dei casi di diabete di tipo 2, del 16% dei casi di tumore al seno e del 16% dei casi di tumore al colon-retto. Non solo. L’Italia è il sedicesimo  per spesa pubblica dedicata allo sport per abitante, con un valore di 73,6 euro pro capite, il 38% in meno rispetto alla media UE-27. Se solo l’Italia si allineasse alla media dei Paesi Ocse in termini di popolazione sedentaria (34,7%), si potrebbero evitare costi sanitari per 900 milioni di ogni anno. Questi dati della prima edizione del Forum “Osservatorio Valore Sport” organizzat da The European House-Ambrosetti presso la Sala Autorità dello Stadio Olimpico di Roma. Dati che dovrebbero far riflettere soprattutto chi ha il potere di decidere e di indirizzare gli investimenti ma forse non abbastanza se si considera che la cifra destinata allo sport nel Pnrr e di un miliardo rispetto ai 209 totali, cioè lo 0,5%  per cento di cui 700 milioni vanno al “sistema sport” e 300 milioni all’impiantistica, una goccia nel mare considerando la situazione drammatica delle nostre strutture, soprattutto al Sud, Ed infatti è proprio al Sud che lo sport non si fa, si fa meno o non si può fare. Nel report dell’Osservatorio Valore Sport è stato elaborato infatti per la prima volta l“Indice Territoriale di Accessibilità allo Sport” che indica la classifica delle regioni italiani dove la pratica sportiva è più diffusa secondo quattro parametri: la disponibilità dell’offerta sportiva; l’accessibilità economica per le famiglie; lo sviluppo delle imprese che offrono sport; le condizioni contestuali che favoriscono la pratica. Al primo posto c’è la Lombardia, con un punteggio relativo di 8,2 su 10, seguita dalla Toscana (7,6) e dall’Emilia-Romagna (7,4). Le 8 Regioni del Mezzogiorno occupano le ultime 9 posizioni della classifica, in compagnia dell’Umbria.