L’Europarlamento ha deciso che il 2024 sarà l’anno della bicicletta. Che detta così sembra tanto una di quelle che frasi che si dicono  per dire.  Come quando si festeggia la “giornata mondiale della bici” o di chissà cos’altro che significa quasi sempre che c’è poco da festeggiare e molto ancora da fare. Altrimenti non ci sarebbe bisogno di celebrare, di attirare l’attenzione su qualcosa che fa parte della quotidianità delle nostre giornate. E vale anche per la bicicletta purtroppo.  Ma se ci si chiede che festa sia Gionata della mondiale della bici, a cosa serva e cosa aggiunga, vien da chiedersi che anno sarà l’anno della bicicletta ponendosi esattamente le stesse domande.  “Le biciclette devono essere riconosciute a pieno titolo come un mezzo di trasporto. E devono per contare su un’apposita strategia europea che miri a raddoppiare il numero di chilometri percorsi entro il 2030” spiega,  in estrema sintesi, la risoluzione della commissione Trasporti europea votata con 38 voti a favore e solo uno contrario che ora dovrà ora essere votata dall’assemblea plenaria del Parlamento.  In buona sostanza più piste ciclabili, più parcheggi per bici, più azione per scoraggiare i furti, un’aliquota Iva ridotta per rafforzare l’industria ciclistica e facilitare la transizione verde. Gli eurodeputati chiedono  anche che le autorità regionali e locali  mettano in atto maggiori sinergie con altre modalità di trasporto, come più posti per le biciclette nei treni e più sicurezza. Tutto giusto e condivisibile. Tutto talmente perfetto che sembra  quasi un sogno. Sperando però  di non svegliarsi di soprassalto spaventati dal rumore assordante di un camion che ci fa il  “pelo” su una delle tante provinciali piene di buche dove l’anno della bicicletta chissà quale sarà…