“Adesso punto tutto sulla Roubaix…”.  Finalmente verrebbe da dire.  La 114ma Milano-Sanremo vinta da “stracampione” da Mathieu Van der Poel racconta quanto fenomeno sia questo olandese dal nonno illustre ma racconta  anche un’altra storia che, in questi anni di magra del ciclismo azzurro, è un formidabile segnale di speranza. Finalmente Filippo Ganna ha il via libera per giocarsi le classiche. Finalmente perchè,  dopo il secondo posto di questo pomeriggio in via Roma sprintando su Wout Van Aert e Tadej Pogacar,   l’azzurro  spiega a tutti, e forse anche a se stesso,  quanto forte sia, quanto poco gli manchi per vincere una “sfida monumento” e che differenza faccia correre da capitano e non da luogotenente.  Dall’inizio del Poggio al traguardo fa vedere al mondo intero che non esiste solo un “Top Ganna” che va come un missile sulle piste o nelle crono, che vince un mondiale via l’altro, che sbriciola record e record dell’Ora.  Esiste un Ganna che può diventare “Top” anche nelle gare di un giorno, sui muri, sul pavè, nelle discese dove bisogna essere capaci di rischiare, anche nelle volate non a ranghi compatti.  Già si sapeva.  Già lo avevano detto in tanti, uno su tutti Mario Cipollini, come sempre senza troppi giri di parole: ” Caro Filippo sei un fenomeno, hai un motore straordinario e in pista hai vinto tutto- lo aveva invitato a pensarci poco tempo fa in un post- Non ti sta venendo voglia di avere una squadra tutta per te, di avere un tuo gruppo di corridori fedeli, che ti possano aiutare a conquistare delle corse monumento anche su strada? Perché il motore per vincere Sanremo, Fiandre o Roubaix tu ce l’hai…”. E già si era visto quando, tre anni fa al Giro, nella quinta tappa in Calabria, da Mileto a Camigliatello Silano, sull’ultima salita di giornata sotto una pioggia battente e con un freddo da lupi, aveva salutato tutti e se n’era andato a vincere in perfetta solitudine. Ma era finità lì,  liquidata come un’impresa di quelle che valgono solo per essere ricordate e a cui non dare seguito.  Infatti si era subito rimesso “in pista”, nel senso che era tornato a dettar legge sui parquet agli ordini di Marco Villa e , alla Ineos, a rispettare gli ordini Dave Brailsford  che lo vedono spesso far fatica per altri capitani.  Ma oggi ha avuto il via libera, è toccato a lui giocarsela e non se l’è fatto ripetere due volte.  Non ha vinto per un soffio. Non ha vinto forse anche perchè non è ancora troppo abituato a correre da “capitano” e quando Van Der Poel è partito ci ha pensato un attimo a metterlo nel mirino: “Ho avuto un po’ di paura- confessa ai microfoni della Rai-  Su quella salita avrei potuto seguirlo ma non sapevo bene come avrebbero reagito le mie gambe…”. Peccato. peccato perchè era lì a un centinaio di metri che, per uno abituato a volare a settanta all’ora, sono un amen. Ce la poteva fare, lo sa e gli “rode”: “Sono felice ma anche parecchio rammaricato perchè volevo dare qualcosa di più alla squadra che ha creduto in me- spiega- Il secondo posto è l’ennesimo di questa stagione e speriamo arrivi presto una vittoria su strada: comunque la gara di oggi mi dà morale per le prossime ora e punto tutto sulla Roubaix». Finalmente viene da dire. Finalmente Filippo Ganna.