E’ il gioco delle differenze. C’è chi per attirare l’attenzione sull’emergenza ambientale imbratta monumenti, blocca sulle strade gente che deve andare al lavoro, interrompe gare di atletica o tappe del tour de France e c’è chi invece, senza dar fastidio a nessuno, nuota… Il 13 agosto Lewis Pugh, 53enne avvocato inglese di Plymouth, ha iniziato la sua nuotata lungo il fiume Hudson, il grande fiume dello stato di New York che 50 anni fa era simbolo di inquinamento e che oggi è un po’ più pulito anche se ancora in emergenza. Dalla sorgente a New York, un viaggio di  di 315 miglia (507 km) a nuoto. Una sfida estrema che servirà a spiegare, anzi a ricordare, quale sia il ruolo fondamentale che i fiumi svolgono in un pianeta abitabile, il loro rapporto con gli oceani, l’urgente necessità proteggerli e rispettarli. “Se vogliamo oceani sani abbiamo bisogno anche di fiumi sani: è così semplice” ha spiegato  il legale che lavora in uno studio della City  specializzato nella legge del mare ma da anni ha messo a disposizione il suo fisico e la sua voglia di nuotare alla difesa degli oceani. La fine di questa impresa, il 13 settembre, coinciderà con la Settimana dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite , la Settimana del Clima di New York 2023 e il Summit sulle Ambizioni Climatiche del Segretario Generale delle Nazioni Unite. E proverà a catturare l’attenzione di chi vi parteciperà. Non è la nuotata più lunga e più difficile di Pugh. Da vent’anni ormai “sbraccia” nelle acque più ostili della Terra e porta a termine imprese ai limiti del possibile seguendo le regole internazionali della Channel Swimming Association, che vietano l’uso delle mute di protezione e impongono solo l’uso di un costume da bagno, cuffia e occhialini protettivi. Sfide che possono  sembrare assurde ma che hanno lo scopo ( e il pregio) di portare l’attenzione sui temi ambientali senza dar fastidio a nessuno, senza prepotenza e senza danneggiare. L’avvocato del Devon  è stato il primo nel 2003 a nuotare intorno a Capo Nord e, l’anno dopo, ad attraversare per tutti i suoi 241 chilometri il Sognefiord in Norvegia. Nel 2007 ha circumnavigato il Polo Nord  nuotando per un chilometro in 18 minuti sotto la calotta polare per denunciare lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico  affiancato da Jørgen Amundsen, pronipote dell’esploratore Roald Amudsen, che lo ha seguito sciando sul ghiaccio.  Qualche tempo dopo è tornato in mare attraversando  il canale della Manica da Est a Ovest arrivando da Land’s End in Cornovaglia fino a Dover nel Kent, per un totale di 570 chilometri. Lo scorso anno ha raggiunto a nuoto l’Egitto dall’Arabia Saudita, toccando due continenti, attraversando le barriere coralline del mar Rosso nel Ras Mohammed National Park, il Canale di Suez tra navi porta container e traghettii per arrivare ad Hurghada, in Egitto dove  i leader mondiali si incontravano per il vertice della Cop27. L’obbiettivo era attirare la loro attenzione  sulla fragilità degli ecosistemi del Pianeta ed esortare i governi del mondo a contrastare la crisi climatica, riducendo drasticamente le emissioni globali.  E’ l’unico nuotatore al mondo ad aver portato a termine nuotate di lunga distanza in tutti gli Oceani e ad esseresi cimentato con i grandi fiumi del pianeta che in tre casi gli hanno lasciato in “eredità” gravi infezioni, ma la suo missione continua: «La storia dell’Hudson dà speranza alla gente che vive lungo il Gange, lo Yangtze, il Nilo, la Senna o il Tamigi- ha spiegato presentando la settimana scorsa a Lake Tear of the Clouds la sua traversata- per questo credo che valga la pena di continuare a fare ciò che faccio…”. Che non è da tutti, che può anche sembrare una forma di esibizionismo o come dice maligna qualcuno alimentare un tornaconto. Resta il fatto che  questo  avvocato inglese che si batte per difendere l’ambiente fa parlare di sè e dell’emeregnza climatica che stiamo vivendo senza dar fastidio a nessuno. La differenza è tutta qui ed è una bella lezione soprattutto a chi l’ambientalismo lo vuole imporre con la vernice o con la prepotenza…